Roma, 4 ago. (askanews) – Ventidue edizioni, diciannove appuntamenti per la stagione 2024 e sopra a tutto il talento universale del teatro che è la “contemporaneità”, l’essere contemporaneo a chi guarda, a chi ascolta, a chi vive l’esperienza unica e non ripetibile di assistere a uno spettacolo. E’ per questo che i testi “classici” suonano come universali e quello che va in scena, nelle sue mille possibili varianti, parla sempre di noi, del momento che viviamo, delle sue ombre, delle sue contraddizioni. E’ a questo che “serve il teatro”, “a vivere un piccolo istante di felicità tra mille difficoltà e urgenze”. E’ con queste parole che Simon Domenico Migliorini, ideatore e direttore artistico, racconta l’esperienza del Festival internazionale del teatro romano di Volterra che ha chiuso in questi giorni “un’edizione di alta qualità, un kolossal di festival nonostante la scarsità di risorse”. Ed è proprio sul tema dei fondi che Migliorini lancia, a sipario chiuso, un appello.
“E’ stato complicato organizzare questa edizione, la mancanza di risorse da un lato ha reso solidali produttori, artisti, quanti credono nella manifestazione, i nostri collaboratori, l’intera rete dei Teatri di pietra ma, dall’altro – spiega – è mancata la programmazione per la vendita dei biglietti, la pubblicità, quell’aspetto di marketing da cui oggi non si prescinde. C’è un potenziale target di visitatori che non viene a Volterra per il suo brand, per la città etrusca, ma per il festival che può funzionare anche per attrarre un turismo più residenziale, meno mordi e fuggi. Lavorare su questo aspetto gioverebbe a tutto il sistema non solo turistico della città”.
Ma chi è il destinatario di questo appello? “Quello che mi meraviglia di continuo è l’assenza della Regione Toscana, che più volte ha respinto i nostri bandi – osserva -. L’anno scorso abbiamo avuto un contributo speciale del Presidente di 10mila euro che non è molto per un Festival il cui mero allestimento costerebbe intorno 100 mila euro, al netto di spettacoli prodotti ed ospitati, marketing, pubblicità, ma per noi ha rappresentato un primo segnale che abbiamo accolto con gioia e speranza. Quest’anno di nuovo non siamo stati ammessi al contributo, nemmeno a quello ordinario. Non capisco quali siano i parametri con cui si debbono fare i conti: che cosa dobbiamo dimostrare ancora di saper fare dopo 22 anni di miracoli, durante i quali abbiamo portato la città di Volterra e il Festival all’attenzione di tutto il mondo? Tutto questo è piuttosto bizzarro”. (Segue)