Malattie cardiovascolari, 47mila i decessi evitabili all’anno – askanews.it

Malattie cardiovascolari, 47mila i decessi evitabili all’anno

Motore Sanità: serve visione di sistema e corretta prevenzione
Lug 12, 2024
Milano, 11 lug. (askanews) – Sono 47mila all’anno in Italia le morti evitabili attraverso un semplice controllo della colesterolemia. La malattia cardiovascolare è la prima causa di disabilità e di mortalità, con il 34% dei decessi totali, che sono 224mila, circa 600 al giorno. Di come ridurne il numero e gli enormi costi diretti e indiretti per il Sistema sanitario nazionale, 16 miliardi di euro soltanto per il colesterolo, se ne è parlato a un convegno sulla riduzione del rischio per le malattie cardiovascolari organizzato a Milano da Motore Sanità in partnership con la Società italiana studi sull’Arteriosclerosi.

Per abbassare il livello di rischio, occorre una visione di sistema. E un nuovo approccio alla prevenzione. “Per quanto riguarda prevenire le cause principali di morte cardiovascolare che poi è la malattia per cui si muore di più in Italia – spiega Alberico Catapano, presidente della Società italiana studi sull’Arteriosclerosi – siamo ancora indietro perché stiamo perdendo l’approccio e aspettiamo che la malattia sia evidente clinicamente. Questo non va bene perché non è prevenzione, è mettere un rattoppo dove viene a mancare qualche cosa. Per fare una prevenzione giusta bisogna capire quali sono i fattori causali e i fattori causali in realtà non sono tantissimi: sono tre o quattro. Tra questi e il colesterolo LDL ma anche il fumo, la pressione, il diabete Questi sono quelli su cui concentrarsi”.

Abbassare i livelli di colesterolo nel sangue basta? “Sì, è vero che bisogna abbassare il colesterolo ma bisogna sapere anche quando abbassarlo. E abbassarlo poco, serve quando cominciamo ad abbassarlo presto, praticamente dopo la pubertà. Stare con un valore di colesterolo LDL più basso di circa 20 mg per decilitro per tutta la vita – spiega Catapanno – vuol dire ridurre circa del 30% il rischio cardiovascolare. Questo si ottiene con semplici strumenti: sullo stile di vita, sulla dieta, senza bisogno di farmaci. Poi ovviamente quando c’è la malattia dobbiamo bombardare perché abbiamo accumulato nel tempo” .

Uno dei più potenti fattori di rischio cardiovascolare è la familiarità, che però “purtroppo non è incorporata adeguatamente negli algoritmi di rischio che noi oggi utilizziamo per classificare il rischio cardiovascolare – osserva Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società italiana di Cardiologia – Questo è certamente una limitazione importante sulla quale prima o poi gli organismi scientifici internazionali dovranno intervenire. Nel frattempo noi non abbiamo delle chiare indicazioni per un paziente con forte familiarità per eventi cardiovascolari ischemici prematuri, allora ognuno di noi deve cercare un po’ di individualizzare la politica nel singolo paziente, la politica di screening”.

Ma qual è il livello di guardia del colesterolo? “E’ molto importante far capire che non esiste il colesterolo normale o il colesterolo elevato esiste per ciascuno di noi un livello ottimale di colesterolo – prosegue Filardi – Quindi la consapevolezza che non esiste un unico valore ma che esiste un valore commisurato a rischio individuale di ciascuno di noi a partire dall’età adulta mi sembra un passo avanti molto importante verso i cittadini e per una implementazione dei corretti stili di vita e anche degli interventi farmacologici quando servono”.

Tra i fattori da tenere in considerazione, la sostenibilità del sistema. Il Servizio sanitario nazionale eroga un miliardo di prestazioni specialistiche ogni anno. “E’ una cifra enorme e ovviamente si deve fare un ragionamento recuperando quella che noi chiamiamo appropriatezza, cioè cercando di assicurare a ciascuno quello di cui ha bisogno – afferma Giovanni Migliore, presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere. Ma anche così non riusciremo comunque ad assecondare un trend che è in continua crescita. Allora l’unica chiave che potrà portare il Servizio sanitario nazionale ad essere sostenibile è investire in prevenzione. Prevenzione primaria: questo significa stile di vita, significa livello di cultura, significa sport ma anche prevenzione secondaria e quindi attraverso gli screening e soprattutto per le patologie a più alta incidenza, quindi il cardiovascolare senz’altro”.