Milano, 10 lug. (askanews) – Nonostante la perdita di potere d’acquisto registrata negli ultimi venti anni, nella ricerca del posto ideale i lavoratori italiani danno più importanza al benessere personale che alla retribuzione. Lo rileva una ricerca realizzata da Heineken e condotta da AstraRicerche su un campione di oltre mille lavoratori.
Per Cosimo Finzi, direttore di AstraRicerche. “la retribuzione è importante, però quello che noi notiamo è che la parte di italiani che ritiene che sia molto importante una retribuzione molto elevata è davvero piccola. Contano molto di più altri aspetti. Il primo, evidentissimo per più della metà degli italiani, è l’argomento della conciliazione vita-lavoro, di quello che riusciamo a fare al di là del nostro tempo lavorativo. E poi abbiamo un aspetto importantissimo che è quello della formazione, della crescita professionale. E poi ancora il tema della flessibilità intesa come ‘Dove lavoriamo e quando lavoriamo’. Quindi di nuovo ci portiamo sul tema di come possiamo gestire al meglio la nostra vita, intendendo il lavoro come un elemento positivo, soprattutto se l’azienda lavora in questa direzione”.
La ricerca ha esplorato anche il rapporto tra generazioni diverse nei luoghi di lavoro. Un neo assunto è disposto a confrontarsi con chi ha più esperienza o con chi è sulla strada del pensionamento? E i baby boomers come si trovano con i colleghi Millennials? “In generale – afferma Finzi – abbiamo trovato una bella apertura e un’idea che l’intergenerazionalità sia un aspetto positivo da coltivare, con delle difficoltà che i nostri intervistati non nascondono, ma in generale è più un’opportunità che un problema o un rischio. Per i più giovani è un pochino più difficile scegliere le altre generazioni come generazioni ideali con cui lavorare, mentre una persona di 40 di 50 anni sotto questo aspetto è ancor più aperta. Quello che è molto interessante notare è che ogni generazione può dare qualcosa di diverso: i giovani possono dare gli aspetti digitali, la creatività e le persone più avanti con gli anni possono dare l’esperienza e anche quel modo di riuscire a integrare in azienda i più giovani e chi invece è nella fascia centrale di età è molto considerato in senso positivo per la capacità di creare gruppo, di lavorare in team”.
Sul tema Heineken da due anni organizza webinar e programmi di inclusione. “Noi mettiamo al centro le persone. La ricchezza di avere quattro generazioni a confronto In un ecosistema aziendale è inestimabile – spiega Teresa Ferro, people director di Heineken Italia – L’individuo da solo non va da nessuna parte, quindi noi stiamo lavorando sull’individuo per formarlo, per gestire al meglio la collettività, quindi come relazionarsi con gli altri, come gestire le proprie persone, come affrontare la complessità che ci circonda. Al contempo stiamo lavorando anche sui team, per renderli maggiormente efficaci. Quindi con dei team “effectiveness” tecnicamente, che aiutano i team a lavorare meglio insieme, a farlo divertendosi e anche a superare eventuali conflitti che nella quotidianità derivano anche dalla velocità con cui ci troviamo ad affrontare il mercato e il mondo esterno. Questo ci porta a lavorare meglio, perché se lavoriamo uniti e ci confrontiamo sicuramente l’azienda ne trarrà beneficio”, conclude Ferro.