Bari, 14 giu. (askanews) – Il G7 sceglie di affrontare la questione cinese con i guanti. Senza nascondere i numerosi fronti aperti e le profonde differenze, ma con toni che alla fine sono ben lontani da quelli, aspri, utilizzati ieri nei confronti della Russia. Eppure alcune questioni si sovrappongono: la guerra in Ucraina, il commercio internazionale, l’energia, le sanzioni a Mosca e il loro aggiramento.
I sette grandi riconoscono che “visto il ruolo della Cina nella Comunità internazionale la cooperazione è necessaria” e ribdiscono di cercare con Pechino “relazioni costruttive e stabili” insieme ad “un impegno diretto e sincero per esprimere preoccupazioni e gestire le differenze”.
Prima di tutto in campo economico dove il G7 riconosce “l’importanza della Cina nel commercio globale” e assicura che non sta “cercando di danneggiare” o “di ostacolare il suo sviluppo economico”. Pur esprimendo “preoccupazioni” per le sue politiche industriali che “stanno portando a ricadute globali e distorsioni del mercato”.
Ma anche sul fronte diplomatico, dove da una parte si esprime “la profonda preoccupazione” per il sostegno a Mosca e dall’altra si chiede “di esercitare pressioni sulla Russia affinché interrompa la sua aggressione militare e ritiri immediatamente, completamente e incondizionatamente le sue truppe dall’Ucraina”.
La dichiarazione finale del G7 guarda agli strumenti economici che la Cina sta usando per giocare il suo ruolo internazionale, in primis nel conflitto Ucraino, sottolineando che “il sostegno della Cina all’industria della difesa russa” sta consentendo a Mosca “di portare avanti la sua guerra illegale” e chidendo quindi “di cessare il trasferimento di materiali a duplice uso, compresi componenti e attrezzature per armi”.
Un ammonimento esteso anche al sostegno indiretto che Pechino assicura a paesi terzi che riescono così a triangolare gli scambi con la Russia e ad aggirare le sanzioni. Il G7 ribadisce che adotterà misure “contro gli attori in Cina e nei paesi terzi che sostengono materialmente la macchina da guerra russa, comprese le istituzioni finanziarie” e “altre entità in Cina che facilitano l’acquisizione da parte della Russia di materiali per la sua industria militare”.
La dichiarazione di Borgo Egnazia punta il dito anche contro le pratiche commerciali di Pechino, dopo la decisione di Washington di imporre dazi sulle auto elettriche cinesi seguita da una analoga scelta presa da Bruxelles poche ore prima dell’inizio del vertice in Puglia.
In particolare, il G7 chiede alla Cina “di astenersi dall’adottare misure di controllo delle esportazioni, in particolare di minerali critici” sempre più cruciali ad esempio per le batterie “che potrebbero portare a significativi malfunzionamenti della catena di approvvigionamento globale”.
Allo stesso tempo verranno rafforzati “gli sforzi diplomatici e la cooperazione internazionale, anche nel WTO, per incoraggiare pratiche corrette e costruire la resilienza alle forzature economiche”.
In generale, senza citare espressamente la Cina, ma il riferimente è evidente, il documento afferma che i Sette Grandi “continueranno ad adottare le azioni necessarie ed appropriate per proteggere i nostri lavoratori e le nostre imprese da pratiche scorrette, per livellare il campo da gioco e per porre rimedio ai effetti negativi in corso”.
Il riferimento è invece diretto quando si chiede a Pechino di “mantenere il suo impegno ad agire responsabilmente nel cyberspazio” mentre continua la lotta contro “le attività che originano dalla Cina e che minacciano la sicurezza e la privacy dei nostri cittadini”.