Milano, 20 mag. (askanews) – La prima donna rettore nella storia dell’Università degli Studi di Milano: Marina Marzia Brambilla, docente di Linguistica tedesca, è stata eletta nell’anno del centenario dell’ateneo con il 65% delle preferenze. L’abbiamo incontrata per farci raccontare il suo progetto e la sua idea di università.
“La mia visione di università – ci ha detto – è quella di una Statale pubblica, aperta alla città che sottolinea la sua natura di ateneo di eccellenza nella ricerca e nella didattica, ma anche estremamente attento ai temi del diritto allo studio, dell’inclusione, della parità. Io metterò al centro le persone, questo significa per un ateneo come la Statale, per i nostri ricercatori, in particolare per i giovani, lavorare moltissimo per aumentare i fondi dedicati alla ricerca, per avere nuove infrastrutture di ricerca e in tal senso il nuovo campus che avremo a Mind nell’area che fu di Expo è una grandissima opportunità. Significa per gli studenti nuove strutture anche dedicate alla didattica, alla didattica innovativa che avremo di nuovo a Mind, ma anche nel nuovo campus a Città studi dedicato ai beni culturali e alle scienze sociali significa per il personale tecnico amministrativo e bibliotecario più misure dedicate all’welfare, alla conciliazione vita lavoro quindi diciamo è un progetto che mettendo al centro le persone che fanno parte della comunità della Statale porta avanti quelle che sono anche i nostri punti di forza e identitari, quindi la ricerca, l’inclusione e il diritto allo studio”.
Università prestigiosa, certo, la Statale, ma nel contesto accademico contemporaneo la competizione è molto alta e non è possibile riposare sugli allori. Per questo abbiamo chiesto alla rettrice eletta in che modo pensa di cambiare e fare crescere l’Università degli Studi.
“Nel mio progetto per la Statale nei prossimi sei anni – ha aggiunto la professoressa Brambilla – c’è un focus importante sull’internazionalizzazione, quindi andremo verso un ateneo sempre più internazionale e questo accompagna anche quella che è l’evoluzione della città di Milano stessa. Essere un ateneo più internazionale significa anche avere migliori strutture per l’attrattività, migliori strutture di servizio per i nostri studenti. Quindi significa più residenze e più posti letto nelle nostre residenze, questo è un punto su cui ho lavorato molto negli anni scorsi ma che ritengo necessiti di proprio di un colpo di coda di un importante incremento di posti letto”.
Aspetto questo molto importante, a Milano come in altre città sedi di università, e che potrebbe fare la differenza nei prossimi anni.