La morte del presidente dell’Iran Ebrahim Raisi, il paese sotto shock – askanews.it

La morte del presidente dell’Iran Ebrahim Raisi, il paese sotto shock

  Nell’incidente d’elicottero scompare anche il ministro degli Esteri
Mag 20, 2024
Teheran, 20 mag. (askanews) – I media iraniani hanno annunciato la morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi, “martirizzato”, dice il tg, “mentre serviva il popolo”.

L’incidente di elicottero che lo ha ucciso potrebbe segnare un punto di svolta per il paese degli ayatollah. Il velivolo è precipitato al confine con l’Azerbaigian in una zona di montagna fra pioggia e vento. Le operazioni di soccorso coadiuvate anche dai mezzi inviati da Russia e Turchia sono molto difficoltose per le condizioni del terreno.

A bordo del mezzo c’erano diverse altre persone, fra cui il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amir-Abdullah.

Raisi, 63 anni, religioso sciita ultraconservatore, era considerato uno dei papabili successori del leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei.

Scompaiono così a Teharan due delle figure più influenti della politica del paese in una fase di grande tensione, sul fronte internazionale soprattutto con Israele, e sul fronte interno per le crescenti manifestazioni popolari di dissenso, brutalmente represse dal governo di Raisi.

La sua presidenza è stata segnata da due eventi: nel 2022 l’ondata delle proteste popolari guidate da donne e ragazze che chiedevano la fine del dominio religioso sul paese; e quest’anno dalle ostilità con lo Stato Ebraico in uno scambio di sanguinose rappresaglie fra cui un attacco di Israele a un complesso diplomatico in Siria che ha ucciso diversi comandanti iraniani fra cui il generale Qasem Soleimani.

Prima della conferma della morte, l’ayatollah Khamenei è comparso in televisione cercando di tranquillizzare l’opinione pubblica: “caro popolo dovunque siate non vi preoccupate, la gestione del paese non subirà interruzioni”.

L’Iran però si sente sotto attacco. “Il sentimento dominante è la paura” dice Vakili, una giornalista, alla France Presse. “È un sentimento che abbiamo provato già con la morte di Qasem. Non è un bel sentimento”: