Roma, 16 mag. (askanews) – Mancato soddisfacimento del fabbisogno di ore di freddo nel periodo invernale, carenza idrica, cracking, riduzione della produttività, scarsa propensione al rinnovamento, eventi climatici estremi: sono alcune delle cause del drastico calo delle rese produttive del ciliegio in Italia, diminuite del 50% in 50 anni.
Di come risolvere queste problematiche e della situazione internazionale della coltura si è parlato nel Biosolutions International Congress sul tema “Quali Biosolutions per ciliegie di qualità”, organizzato da Agri2000 Net nel corso di Macfrut, alla presenza di oltre 200 operatori del settore.
Oggi è Cile il paese guida per innovazione e per ritmi di crescita delle superfici, mentre la Turchia è il maggiore produttore storico: l’Italia vuole riconquistare una sua leadership attraverso modifiche nelle tecniche produttive ed organizzative. “Le biosolutions, per la crescente domanda di sostenibilità, per l’acuirsi delle problematiche biotiche ed abiotiche e delle richieste del consumatore, possono diventare ‘perno’ fondamentale per impostare linee tecniche innovative capaci di rendere la coltivazione del ciliegio sempre più profittevole per i produttori agricoli del mondo”, ha affermato Camillo Gardini di Agri2000 Net, coordinatore del Biosolutions International Event.
In Cile gli ettari coltivati a ciliegio sono cresciuti esponenzialmente dal 2010 ad oggi. Si è passati dai 18.600 del 2010 a 76.000 ha nel 2024. In Turchia invece le tonnellate di ciliegio prodotte sono in calo negli ultimi anni, così come il livello di esportazioni nel mondo.
Le biosoluzioni proposte dalle aziende presenti all’evento, puntano soprattutto a migliorare l’impollinazione, l’allegagione, l’accrescimento e il calibro dei frutti anche in condizioni climatiche avverse, e di contrastare il fenomeno del cracking e i principali insetti e patogeni antagonisti, riducendo al tempo stesso l’impatto ambientale.