Caso Pozzi, ora c’è un Dna, padre di Gimmy: perché pm non ci convoca? – askanews.it

Caso Pozzi, ora c’è un Dna, padre di Gimmy: perché pm non ci convoca?

Anonimo fa nomi presunti responsabili: “Gente di Scampia e un carabiniere”
Mag 15, 2024
Roma, 15 mag. (askanews) – A quasi 4 anni dall’omicidio di Gianmarco Pozzi, il cui corpo massacrato di botte è stato ritrovato sull’isola di Ponza in circostanze mai chiarite (era il 9 agosto 2020), gli inquirenti hanno ora un Dna, mentre sono da tempo in possesso di un elenco di 10 nomi che gli è stato fornito dai legali di famiglia. Eppure le indagini per “omicidio volontario” del 28enne campione di kickboxing e buttafuori, affidate alla procura di Cassino, vanno a rilento. Il papà di Gimmy, Paolo Pozzi, ha visto il pm Flavio Ricci circa un anno fa:

“Io penso e ho il dubbio forte che siano coinvolte persone delle istituzioni, per questo siamo a 4 anni circa dall’omicidio di Gianmarco, perché altrimenti non si spiegherebbe. Io chiedo sempre al pm perché non ci convoca, perché non ci dice a che punto sono le indagini. Io non ce la faccio più”.

Un anonimo a febbraio 2024 ha contattato sui social la sorella di Gianmarco, Martina Pozzi, fornendole i nomi dei presunti responsabili dell’uccisione del fratello, materiale consegnato formalmente alle autorità tramite denuncia. L’avvocato della famiglia, Fabrizio Gallo:

“I nomi ce li avevamo, questo soggetto, che al momento è ignoto, ha descritto una dinamica dei fatti e ha dato delle circostanze abbastanza precise e molto serie, che fanno capire come il soggetto sia a conoscenza di qualcosa di veramente particolare su chi possa essere il responsabile”. “Il contenuto di questi messaggi non è banale, è importante, va approfondito perché c’è dentro la criminalità organizzata”, ha aggiunto.

Spacciatori di Scampia, ma non solo, a essere coinvolto, secondo questa pista anonima, ci sarebbe anche “un carabiniere”:

“Ogni indagine da noi fatta, ogni dichiarazione di soggetti che erano ritenuti credibili da noi e dagli inquirenti portavano alla pista relativa a un componente delle forze dell’ordine”, ha ricordato Gallo.

È la carriola su cui sarebbe stato trasportato il corpo di Gianmarco ritrovata l’estate scorsa dal padre, dopo una segnalazione di un testimone, ad aver restituito il Dna:

“La novità è che soggetti vicino agli investigatori hanno riferito che questa carriola ha restituito due tracce biologiche e almeno una traccia di Dna.

“Adesso gli inquirenti devono sbrigarsi ad andare a prendere il Dna delle persone indicate da noi e indicate negli atti e fare quanto prima una comparazione, perché se questa traccia su questa carriola coincide con uno dei soggetti coinvolti nella storia, abbiamo risolto il caso”.