Roma, 15 mag. (askanews) – La produzione di grano duro scenderà quest’anno sotto i 3,5 milioni di tonnellate, rischiando di essere ricordata come la più bassa degli ultimi 10 anni, per effetto della riduzione delle superfici coltivate, causata dalla concorrenza sleale di prodotto straniero, e della siccità che ha colpito le regioni del Sud Italia. È la prima stima a un mese dal via alla trebbiatura diffusa oggi da Coldiretti e Cai – Consorzi Agrari d’Italia in occasione dell’iniziativa “Giornata in campo” a San Lazzaro di Savena (Bologna), che si svolge nei terreni della SIS – Società Italiana Sementi.
Le superfici coltivate a grano duro si sono ridotte dell’11% rispetto all’anno precedente, scendendo sotto gli 1,2 milioni di ettari, spiegano Coldiretti e Cai, con punte del 17% nelle aree del Centro Sud, da dove viene circa il 90% del raccolto nazionale.
È l’effetto in primis del crollo dei prezzi causato proprio al momento delle semine dall’invasione di prodotto straniero. Nel 2023 sono arrivati quasi 900 milioni di chili di grano russo e turco, un’invasione mai registrata nella storia del nostro Paese, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. Prodotto che, aggiunto a quello di grano canadese, è arrivato a superare il miliardo di chili e ha impattato sui prezzi del grano nazionale. Alla concorrenza straniera si sono poi aggiunti gli effetti del clima con la siccità che ha ridotto la produzione di grano duro in Puglia con cali tra il 20 e il 30%, mentre in alcune aree della Sicilia si arriva addirittura al -70%.
Leggero aumento (+1,4%) per le superfici coltivate a grano tenero, che si attestano poco sopra i 600mila ettari, per una produzione stimata di circa 3 milioni di tonnellate. Calo dell’8% dei terreni coltivati a orzo, secondo Coldiretti e Cai.