Roma, 13 mag. (askanews) – “Il disagio che riguarda i ragazzi può vedere l’implicazione di diversi fattori, alcuni anche di entità lieve se presi singolarmente, che dopo la pandemia hanno preso il sopravvento. L’esperienza del lockdown ha visto l’emergere di altre patologie, somatiche e psichiche, con un forte impatto di natura sociale, ambientale, relazionale, con cui oggi e domani ci troveremo a fare i conti. Sono tanti i giovani e giovanissimi che soffrono di malattie mentali e soprattutto depressione, parliamo di oltre 700 mila ragazzi in Italia: i dati Unicef diffusi oggi ne sono la conferma. La depressione, inoltre, proprio nei giovani e negli anziani è la principale causa di suicidio”. E’ quanto dichiarano in una nota le presidenti della Società Italiana di Psichiatria, Liliana Dell’Osso ed Emi Bondi a commento dei dati Unicef.
“Paradossalmente, pur vivendo in un mondo iperconnesso – osservano – di fronte a queste situazioni spesso vince la solitudine, per paura del giudizio e dello stigma che colpisce chi soffre di malattie mentali. Questo è quello che dobbiamo cambiare, perché i nostri giovani non abbiano timore a confrontarsi con un possibile disagio, lasciando che la necessità di aiuto resti dentro. I sintomi di una possibile depressione non devono mai essere sottovalutati, perché può essere affrontata e curata. La depressione è una malattia, non una scelta, non una colpa, non solo un malessere o tristezza, come può apparire dall’esterno o ai non addetti ai lavori. Molti personaggi pubblici, anche giovanissimi, stanno trovando il coraggio di parlarne, di esporsi, di raccontare il loro passato e la loro battaglia contro la depressione. I ragazzi devono fare come loro: alzare la voce. Noi come psichiatri possiamo e dobbiamo, a nostra volta, alzare la voce perché le Istituzioni ci mettano a disposizione risorse e strumenti per fare al meglio il nostro lavoro. Il nostro congresso di fine mese, dal 29 maggio al 1° giugno, celebrerà a Verona i 150 anni della psichiatria italiana, anni un cui grazie al lavoro di tanti medici possiamo dire di avere affilato molte armi per affrontare con successo le malattie mentali”.