Roma, 16 apr. (askanews) – Il Consiglio di Stato francese ha bloccato l’entrata in vigore del decreto che avrebbe vietato, dal primo maggio, l’utilizzo del richiamo alla carne nelle etichette dei prodotti a base vegetale (il cosiddetto meat sounding).
Secondo il Conseil d’Etat, la legge causerebbe un grave danno alle aziende plant-based francesi, le quali sarebbero inoltre svantaggiate rispetto ai prodotti concorrenti importati da altri Paesi UE, ai quali non si applicano le restrizioni.
Inoltre, la legittimità del decreto è stata messa in dubbio dalla Corte di Giustizia europea che sta ancora valutando la legittimità dell’adozione di tali restrizioni da parte dei singoli Stati membri. Nel frattempo anche un tribunale austriaco ha dato ragione a un’azienda produttrice di salmone plant-based che era stata portata in giudizio con l’accusa di diffondere messaggi ingannevoli nei confronti dei consumatori. Una tesi, quest’ultima, respinta dal tribunale amministrativo.
In Italia invece la controversia intorno al tema del meat sounding è ancora sospesa. La legge 172/2023 che vieta il richiamo alla carne nelle etichette è stata approvata ma manca il decreto attuativo e la lista di nomi da vietare. Il ministero era in attesa, da un lato, del pronunciamento della Corte europea e dall’altro, secondo quanto dichiarato dallo stesso ministro Lollobrigida, di capire gli sviluppi francesi.
“A questo punto – dice Massimo Santinelli, fondatore e titolare di Biolab, tra le prime aziende italiane di prodotti a base vegetale – confidiamo che anche il Governo italiano possa abrogare la legge sul meat sounding, come fatto dal Consiglio di Stato francese che si è dimostrato lungimirante. Il divieto del meat sounding sui prodotti di origine vegetale comporterebbe un danno al settore plant-based Made in Italy che invece sta registrando crescite considerevoli in termini di consumo e di mercato e che ormai è sempre più considerato una delle principali soluzioni per l’alimentazione del futuro”.