Milano, 12 apr. (askanews) – Oltre il 60% della produzione italiana di derivati del pomodoro è destinata all’estero. Nel 2023 le esportazioni hanno registrato una crescita a valore che è stata del 16% rispetto all’anno precedente, per un totale di circa 3 miliardi di euro. A diffondere i dati in vista della Giornata nazionale del made in Italy, istituita dal Mimit, è l’Anicav che ha colto l’occasione per chiarire alcuni temi attraverso il suo direttore generale Giovanni De Angelis.
“L’Italia è il primo Paese produttore ed esportatore di derivati del pomodoro destinati direttamente al consumatore finale: concentrati, pelati, passate, polpe e pomodorini che troviamo sugli scaffali dei supermercati sono sostenibili e sono ottenuti da pomodoro 100% italiano lavorato entro 24 ore dalla raccolta. Tempi di lavorazione del tutto incompatibili con quelli che sarebbero necessari a importare la materia prima da altri Paesi”, afferma. Per questo, “non trovano alcun fondamento i continui attacchi, rivolti ai trasformatori, che mettono in discussione l’origine dei prodotti – sostiene De Angelis – confondendo i consumatori e inducendo a credere che non ci siano differenze tra i derivati del pomodoro”.
“La preoccupazione della nostra filiera – continua – è legata alle importazioni, in Europa e quindi in Italia, di pomodoro ‘semilavorato’ proveniente da Paesi extra UE che non applicano i nostri stessi standard etico-sociali ed ambientali facendo, in questo modo, concorrenza sleale alle nostre imprese. Un Paese come l’Italia, che ha una forte vocazione all’export soprattutto nell’agroalimentare, non può invocare politiche restrittive ma ha l’obbligo e il dovere di chiedere e applicare il principio di sussidiarietà. Tutti devono avere e rispettare le stesse regole. Questo è quello che chiediamo con forza all’Europa a tutela del nostro sistema produttivo, superando posizioni demagogiche fuorvianti e dannose”.