Milano, 3 apr. (askanews) – L’ultima revisione dei Lea – i Livelli Essenziali Assistenza sanitaria, che sarebbe dovuta entrare in vigore ad aprile 2024 ma è stata rimandata a gennaio 2025 – prevede un risarcimento dell’intervento di cataratta per gli ospedali del Ssn di circa 800 euro: troppo pochi per coprire i costi del personale, dei materiali e della sala operatoria. Per non parlare delle tecnologie innovative spesso decisive. “Se questa revisione andrà veramente in vigore, i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie decideranno di non lavorare in perdita e spingeranno i medici ad eseguire sempre meno cataratte, lasciando due alternative alle persone: chi potrà pagarsi il privato o l’assicurazione, si farà operare. Chi non avrà i mezzi, diventerà cieco o ipovedente”, spiega Francesco Bandello, Direttore Clinica Oculistica Università Vita Salute Irccs Ospedale San Raffaele Milano e presidente dell’Associazione Pazienti Malattie Oculari.
La denuncia è stata fatta dal professor Bandello e da un nutrito panel di medici oculisti – tra i circa 6-7 mila operanti sull’intero territorio italiano, di cui intorno ai 1.500 nel SSN – ed esperti sanitari alla presenza delle istituzioni, nella Sala Stampa della Camera dei deputati, oggi 3 aprile 2024 durante l’incontro “Sanità pubblica senza cataratte. Così l’oculistica sta scomparendo dal Ssn” a cura dell’Associazione Italiana Pazienti Oculari in collaborazione con Aimo (Associazione Italiana Medici Oculisti) e con Siso (Società Italiana Scienze Oftalmologiche).
“Il problema di fondo – spiega Bandello – è che l’oculistica è considerata una disciplina sulla quale si può risparmiare, e rischia come già l’odontoiatria e, negli ultimi anni, la Dermatologia e, in parte, l’Otorinolaringoiatria, di venire sacrificata all’interno del Ssn fino a scomparire”. Questa, però, è l’anticamera di una ‘catastrofe sociale’ che ha messo in guardia il panel degli esperti. “Questo provvedimento avrà degli altissimi costi sociali e non permetterà di erogare le prestazioni assistenziali con adeguati standard di qualità ed efficienza: a pagare il prezzo sarà il paziente – conferma Teresio Avitabile, presidente della Società italiana Scienze Oftalmologiche Siso – La vista è un bene troppo prezioso e deve essere tutelato. È necessario un drastico cambiamento di rotta per riportare il bene del paziente e della comunità al centro dell’attenzione. Ci batteremo per questo”
“L’oculistica è e rimane infatti la disciplina con il miglior rapporto costo-beneficio in tutto l’orizzonte medico – specifica Alberto Quadrio Curzio, professore Emerito di Economia politica all’Università Cattolica di Milano e Presidente onorario Associazione Pazienti malattie oculari -. Da una buona vista dipendono autonomia personale, risultati scolastici, aggiornamento delle competenze professionali e la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Perdere la vista, oltre al danno alle persone in termini di sofferenza, implica anche un costo sociale ed economico – mancati guadagni, peso sulle famiglie, assistenza di invalidità, esclusione – che è enormemente più alto di quanto costerebbe mantenere la salute visiva dentro il Ssn”.
“Siamo molto preoccupati per la riduzione dei rimborsi per gli interventi oculistici ed in particolare per le cataratte e le terapie intravitreali finalizzate alle patologie retiniche che rappresentano gli interventi più eseguiti su tutto il territorio nazionale – puntualizza la dottoressa Alessandra Balestrazzi, Presidente Aimo Associazione Italiana Medici Oculisti – Piuttosto che far uscire la nostra specialità dal Ssn o ridurre drasticamente il numero di interventi, si potrebbe pensare di prevedere una compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini per alcune tecnologie più costose che potrebbero permettere ai pazienti una migliore qualità della vista”.
A sua volta, il professor Mario Stirpe, decano dell’oculistica italiana e presidente dell’Irccs Fondazione Bietti che ha appena celebrato i 40 anni di attività, ricorda con amarezza che “la sanità attuale non è più quella di cui ci siamo vantati in passato. Una sanità nella quale i medici erano protagonisti ed integravano con gli istituti di appartenenza l’assistenza verso le categorie meno abbienti non tutelate dai pur efficienti Enti Assistenziali che gestivano esclusivamente la salute delle categorie lavorative. Quello che si lascia presagire – continua Stirpe – è che l’assistenza ospedaliera venga progressivamente limitata alle materie salvavita con la consegna delle materie specialistiche ad una sanità convenzionata il cui primo obbiettivo sarà quello di mantenere bilanci positivi, e ancor peggio, l’intrusione di categorie che già oggi tendono ad assumere compiti impropri”.
“La proroga del governo, che rimanda l’applicazione del nuovo tariffario Lea è sì una vittoria per chiunque abbia a cuore la sanità pubblica, ma è una vittoria di breve durata – riprende Bandello -. Perché, fra pochi mesi, il problema rischia di riproporsi invariato. Tutti/e noi vorremmo lanciare un appello per provare a guardare al futuro dell’oculista nel Ssn esplorando con coraggio, flessibilità e onestà intellettuale il futuro dell’oculistica nel Ssn. Al momento le strade che si possono prendere sono tre. Il governo modifichi i Lea permettendo agli ospedali di ricevere almeno 1000 euro circa per intervento; oppure indichi un livello di reddito al di sotto del quale la cataratta viene garantita dal Ssn; in alternativa, ammetta in maniera trasparente che tutti i cittadini e le cittadine devono pensare di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria per la salute visiva. Già ora le liste di attesa superano i 18 mesi. Se le cose rimangono come sono, eseguire la cataratta in ospedale diventerà un’illusione”.
“Su una cosa non ci possono essere dubbi od equivoci, infatti: con questi Lea, se invariati, l’oculistica esce dal Servizio Sanitario. Non ci sono trucchi contabili o retorici che possano nascondere la verità. Se questa è la decisione del governo, il governo deve trovare il coraggio di ammetterlo. Dobbiamo dare alle persone il tempo di prepararsi. La scelta di trascurare l’oculistica in quanto disciplina non salvavita potrebbe sembrare ‘comprensibile’ in un periodo in cui la domanda di salute eccede le risorse disponibili, ma in realtà è completamente priva di lungimiranza. Quella di sacrificare l’Oculistica è una scelta lucida – conclude Bandello -. Ed è la scelta sbagliata: costa più di quanto faccia risparmiare e sacrifica il futuro di una disciplina che non potrà più contare su giovani medici formati nella sanità pubblica”.