Napoli, 5 mar. (askanews) – La reliquia del Beato Rosario Livatino, la camicia intrisa di sangue che indossava il magistrato nel momento dell’omicidio ad Agrigento il 21 settembre del 1990, ha lasciato Napoli dopo quattro giorni di incontri e celebrazioni. L’incontro, guidato dall’arcivescovo don Mimmo Battaglia con i giovani della Diocesi, ha chiuso il programma per ricordare il sacrificio di Livatino. “Esprimiamo viva soddisfazione per la risposta del territorio che abbiamo registrato in questi giorni. Abbiamo coinvolto oltre 500 studenti di dodici scuole del territorio – ha commentato don Vittorio Sommella, parroco della Cattedrale di Napoli – che, in Duomo, hanno posto domande significative sui temi della giustizia e legalità attraverso attività di gruppo”. “L’esempio del Beato Livatino è per tutti: è un esempio di impegno laico – ha detto il prefetto di Napoli Michele di Bari -Il suo modo di vivere il compito assegnatogli ci sprona a fare di più, a seguire i valori della giustizia e della legalità, ad aiutare chi è in difficoltà, a tenere presente le esigenze di tutti proprio sull’esempio del Beato Livatino che non ha mai ceduto alla tentazione del male e della corruzione”. Ad accompagnare la Reliquia, attraverso una missione popolare che gira tutte le Diocesi d’Italia, i sacerdoti custodi don Calogero Manganello e don Salvo Casà di Agrigento. “Il Beato Livatino – hanno ricordato – andava a pregare in obitorio sulle salme dei mafiosi uccisi. Quando condannava una persona e conosceva la precaria situazione della famiglia di appartenenza, faceva in modo di far giungere ai cari del condannato viveri necessari per la quotidiana sussistenza. Il processo verso la canonizzazione continua, ma di ‘miracoli’ possiamo già contarne numerosi. E’ stato significativo, infatti, portare la reliquia nelle carceri di Napoli. Oggi registriamo la conversione di tre dei suoi assassini, che è il più grande messaggio della sua missione evangelizzatrice”. In queste quattro giornate è stata concessa l’indulgenza plenaria nella forma stabilita dalla Chiesa. La reliquia, dopo una breve visita a Santa Maria di Castellabate (Salerno), ritornerà in Sicilia.