Milano, 4 mar. (askanews) – Metà degli italiani non sono soddisfatti della propria vita in casa. E le due preoccupazioni principali sono il riflesso degli ultimi quattro anni di vita: la salute dei propri cari (46%) e la situazione economica familiare (45%). A raccontarlo è Ikea Italia nella decima edizione del Life at home report, uno dei maggiori progetti di ricerca internazionali sull’abitare che oltre a raccogliere i risultati del 2023 quest’anno analizza i grandi cambiamenti che hanno segnato la vita in casa dal 2014 al 2022, basandosi sulle esperienze abitative di oltre 250.000 persone in 40 paesi, tra cui l’Italia.
La fotografia del presente mostra un rapporto con la casa che non segue una lineare evoluzione. Se solo il 50% degli italiani ne è soddisfatto (contro il 60% della media globale), appena il 32% ha fiducia nei prossimi due anni rispetto alla media totale del 47%. A preoccupare, come detto, sono principalmente la salute delle persone care per il 46%, la situazione economica famigliare per il 45%, ma anche lo stato dell’economia del Paese per il 31% e poi c’è un 24% (contro il 19% globale) che teme eventi metereologici avversi che potrebbero interessare la propria casa. “E’ come se negli ultimi anni gli italiani avessero soddisfatto i loro bisogni primari lasciando un po’ indietro quelli emozionali, la realizzazione personale, il divertimento – ha spiegato Beatrice Costa, home furnishing direction leader Ikea Italia – Tutto quello che riguarda sogni e aspirazioni è stato lasciato da parte”.
A ostacolare il compimento di una migliore vita domestica nel corso dello scorso anno sono intervenute tre pulsioni contrastanti. Innanzitutto il fare di più versus il fare meno: il 43% degli italiani ritiene che la possibilità di rilassarsi sia una priorità assoluta nella casa ideale; il 41% invece concorda sul fatto che avere una casa ordinata e organizzata aiuti a sentirsi soddisfatti. Il punto di equilibrio tra questi estremi coincide con la nostra personale idea di comfort. C’è poi la tensione alla condivisione che confligge col bisogno di privacy. La casa è il luogo dove accogliamo gli amici, ma anche il nostro porto sicuro: il 37% degli italiani afferma che gli abbracci di una persona cara sono una delle cose che porta più gioia in casa, così come ridere con gli amici sia il principale fattore di divertimento, per il 32% sono le persone con cui viviamo a farci sentire più sicuri a casa. Il 26% degli italiani ritiene al contempo che avere la giusta privacy sia importante per sentirsi soddisfatti e a proprio agio. Infine c’è il vivere bene che si scontra con il vivere secondo le proprie possibilità. Negli ultimi dieci anni la definizione di “vivere bene” si è ampliata fino a includere salute, benessere e sostenibilità. Ma vivere secondo le proprie possibilità significa optare per le soluzioni più economiche perché molte persone si trovano ad affrontare una crescente pressione per quanto riguarda la propria condizione finanziaria e l’aumento del costo della vita spesso viene avvertito come nemico delle scelte orientate a salute e sostenibilità. Il 25% delle persone ha dichiarato che la propria casa ideale deve aiutarli a essere fisicamente o mentalmente più forti (rispetto al 30% della media globale); il 45% degli italiani è preoccupato per le finanze domestiche e per il reddito disponibile e il 27% sente di non avere il controllo quando non ha abbastanza risorse per prendersi cura della propria casa.
Se consideriamo l’oggi una tappa nell’evoluzione del concetto di casa, questa tappa è il frutto di una serie di direttrici che nell’ultimo decennio abbiamo percorso e che oggi fanno parte della nostra vita domestica. La prima è sicuramente la tecnologia passata da “terzo incomodo” ad alleata “spesso discreta e silenziosa” per rendere la casa più efficiente. Fino al 2019 la tecnologia è sempre stata giudicata come intrusiva nelle relazioni, ma durante la pandemia si è trasformata in una preziosa alleata. Oggi solo il 17% degli italiani pensa di passare troppo tempo davanti a uno schermo mentre il 22% ritiene che avere accesso a internet fa sentire più sicuri in casa, dato maggiore rispetto all’avere un sistema di allarme, che si attesta al 15%. C’è poi la ricerca del benessere: 10 anni fa contavamo sulle attività fuori casa per migliorare il nostro benessere ma negli ultimi due anni è stata proprio la casa a rispondere a questa domanda, riprendendo la sua centralità. Anche la sostenibilità ha varcato la porta di casa o per dirla con le parole del professore di progettazione architettonica dell’Università della Campani, Luca Molinari, “L’agenda 2030 dell’Onu passa dalla casa”: se in passato, infatti, le questioni ambientali erano considerate appannaggio di imprese e istituzioni ora sono considerate un responsabilità personale. Tuttavia, nonostante questa aspirazione verso uno stile di vita più in armonia con natura, il percorso è ancora lungo: solo il 24% degli italiani afferma che la casa è in grado di rispondere a questo desiderio. Infine c’è la multifunzionalità della casa con spazi ibridi che facilitano molte attività, come ci ha insegnato a fare la pandemia.
E per il futuro? Qui l’aiuto a disegnare gli scenari possibili al 2030 arriva dall’intelligenza artificiale. Una serie di immagini generate dall’AI dà vita a tre possibili futuri. Nel primo dominano le tecnologie finalizzate al progresso individuale, alla privacy e alla ricerca di nuove esperienze; nel secondo la tecnologia è guardata con diffidenza e le persone si affidano al supporto del gruppo e all’appartenenza comunitaria per trovare un senso di stabilità. In questo mondo, la natura è partecipe della vita quotidiana, ma non ha un ruolo cardine; nel terzo, orientato al controllo individuale, le persone sono libere di esplorare nuove esperienze, vivendo in maggiore sintonia con la natura grazie alla tecnologia.