Stoccolma, 28 feb. (askanews) – “Non è più il tempo della neutralità”. Asa, una signora svedese di 50 anni, lo afferma mentre passeggia tranquilla nei Giardini reali di Stoccolma (Kungstradgarden), popolare punto di ritrovo della capitale svedese e luogo simbolo della libertà e tolleranza che regnano in città. “Ora sarà bene essere dentro alla Nato”, le fa eco Eric mentre passa vicino al palazzo della Corona, e però chiede di non essere ripreso per motivi professionali. “Sì, possiamo dire così. Sono a favore, sì” continua. “È una cosa buona per la difesa dell’Europa, soprattutto vista la situazione imprevedibile della guerra in Ucraina. E’ una decisione saggia” aggiunge rispondendo ad askanews, convinto che “la Russia è la principale minaccia in Europa ora. L’invasione in Ucraina ha favorito, nella mia opinione, l’adesione della Svezia nella Nato. Prima il focus era relativo ai costi in termini finanziari, ma ora abbiamo una minaccia immediata e questo è il motivo per il quale è una cosa positiva l’adesione.
Mathias ha 20 anni e avrebbe preferito un voto del popolo sulla adesione del Paese nella Nato. “La mia posizione è piuttosto neutrale – dice – Vorrei che la Svezia restasse neutrale. Non è il momento di prendere una posizione o l’altra. Sarebbe meglio se la gente votasse”. Camminano nella via dello shopping Tilda e Alice, di ritorno dall’Università dove studiano una Economia e l’altra Sociologia. “È positivo che Svezia entri a far parte della Nato: abbiamo bisogno del suo aiuto. Ora è il momento di trovare la pace. È terribile vedere quello che sta succedendo in Ucraina, come vengono uccise le persone, sono esseri umani, siamo tutti esseri umani”.
Johan è un architetto che lavora in una azienda di Stoccolma, sposato con una ragazza turca. Sta passeggiando nella parte vecchia, in una delle tante stradine tra i palazzi antichi. “L’adesione della Svezia nella Nato? È ora il momento giusto, lo dobbiamo fare a causa della situazione mondiale, ovviamente” dichiara. “Per certi versi sono molto triste – prosegue – perché ho sempre vissuto in un Paese neutrale. In un certo senso, sento che sto perdendo qualcosa di importante che abbiamo sempre avuto. Ma penso che sia necessario in questo momento: è necessario confrontarci con il mondo di oggi”. Teme ripercussioni da parte della Russia?, gli chiede askanews: “No, non credo – risponde con sicurezza – Mosca non può aprire una guerra su due fronti, non credo sia possibile. Non la temo affatto, ma dobbiamo essere cauti con Putin”.
Ma non sono tutti entusiasti. Qualcuno che non lo è, preferisce non rilasciare dichiarazioni. “Vedremo a giugno con le elezioni: a quel punto sarà davvero il nostro sistema democratico a rispondervi”, è la laconica risposta.
Affi, una signora anziana che abita proprio nella piazza grande del quartiere Gamla Stan, dove domina il museo dedicato al Premio Nobel. “Sì, sono entusiasta. Penso che sia molto positivo per la Svezia entrare nella Nato. Perché? Ci sono altri Paesi oltre alla Svezia. Adesso non siamo più soli”, dice e poi aggiunge in un sussurro: “Abbiamo paura della Russia”.
Asa ha una spilla sul giaccone, dedicata all’Ucraina invasa dalla Russia; è molto ben informata: “Credo che sia il momento giusto. Abbiamo aspettato per 22 mesi. Quindi penso che sia molto positivo. Ma l’Ungheria non ha ancora completato il processo. Perciò qualcuno pensa che si farà venerdì, ma forse ci vorrà più tempo”, aggiunge con chiaro riferimento allo slittamento dopo il voto del Parlamento di Budapest, che non vede ancora la ratifica della presidenza ungherese a causa del cambio al vertice.
Asa ha un passato da pacifista: “Io sono sempre stata per la pace, volevo solo la pace e così via. Ma ora vedo che non possiamo farcela da soli. Siamo un piccolo Paese e viviamo qui nel Mar Baltico. E siamo molto vicini alla Russia. E la Finlandia è come noi. Ma poi la Finlandia ci ha preceduto nella Nato. Peccato. Dovevamo entrare mano nella mano”.
Dello stesso parere è il marito di Asa, Lars che ricorda come nelle ultime ore attacchi informatici hanno colpito strutture pubbliche svedesi e ospedali. “Dobbiamo entrare nella Nato, perché siamo un Paese piccolo, non possiamo starne fuori. E Putin ci ha minacciato. Lo ha fatto prima della guerra in Ucraina e lo fa ancora. Anche l’ambasciatore russo qui a Stoccolma ci ha minacciato, quindi dobbiamo essere tutti uniti. Anche questo è un segnale alla Russia e a Putin, ovvero che siamo forti e fiduciosi di dover rimanere uniti”. E poi aggiunge, dai Giardini reali di Stoccolma, assurti a simbolo dell’atmosfera di libertà e tolleranza svedese: “Vogliamo sostenere i nostri valori e il nostro modo di vivere”.
(Di Serena Sartini e Cristina Giuliano)