Milano, 14 feb. (askanews) – “Lo schema del Decreto anziani predisposto dal Governo rappresenta indubbiamente un grande passo per rispondere ai bisogni di oltre 14 milioni di persone anziane che, insieme a familiari e caregiver, ogni giorno affrontano difficoltà, disagi e fenomeni di impoverimento economico. Situazioni aggravate dalle enormi diseguaglianze nell’erogazione dei servizi socio-sanitari, sia tra le Regioni, in particolare tra Nord e Sud, sia tra aree urbane e rurali”. Lo ha detto Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, durante l’audizione davanti ai senatori della commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale dedicata all’esame del cosidetto “Decreto anziani”
La Fondazione Gimbe, ha spiegato Cartebellotta, ha “condotto alcune analisi su aspetti epidemiologici, spesa socio-sanitaria e diseguaglianze regionali sui servizi socio-sanitari previsti dal Decreto anziani”. A beneficiare delle misure previste dal provvedimento sarà il 24% della popolazione residente al 1 gennaio 2023, ovvero 14.181.297, di cui 9.674.627nella fascia 65-69 anni (cd. anziani) e 4.506.670 di over 80 (cd. grandi anziani). “Un numero – ha commentato Cartabellotta – che secondo le proiezioni demografiche aumenterà nei prossimi anni, generando un progressivo incremento dei costi socio-sanitari”. Infatti, secondo le proiezioni Istat al 2050 gli over 65 sfioreranno quota 18,8 milioni (pari al 34,5% della popolazione residente), circa 4,6 milioni in più rispetto al 2022.
Quanto ai servizi socio-sanitari e alla spesa socio sanitaria, “sebbene formalmente inseriti nei Livelli Essenziali di Assistenza – ha spiegato Cartabellotta – le prestazioni di assistenza socio-sanitaria, residenziale, semi-residenziale, domiciliare e territoriale sono finanziate solo in parte dalla spesa sanitaria pubblica. Un’esigua parte viene erogata dai Comuni (in denaro o in natura), mentre la maggior parte è sostenuta tramite provvidenze in denaro erogate dall’Inps”. In dettaglio nel 2022, anno più recente per il quale sono disponibili tutti i dati, alla spesa socio-sanitaria è stato destinato un totale di 44.873,6 milioni di euro, “una cifra totale – ha precisato il presidente della Fondazione Gimbe – sulla cui precisione pesano vari fattori: differenti fonti informative con variabile livello di precisione e accuratezza, possibile sovrapposizione degli importi provenienti da fonti differenti”. In dettaglio: le prestazioni di assistenza sanitaria a lungo termine – Long Term Care (Ltc) – hanno assorbito una spesa sanitaria di 16.897 milioni, di cui 12.834 milioni (76%) finanziati con laspesa pubblica, 3.953 milioni (23,4%) a carico delle famiglie e 110 milioni (0,7%) di spesa intermediata; l’Inps ha erogato complessivamente 25.332,4 milioni, di cui 14.500 milioni di indennità di accompagnamento, 3.900 milioni di pensioni di invalidità civile, 3.300 milioni di pensioni di invalidità e 2.432,4 milioni per permessi retribuiti secondo L. 104/92; i Comuni hanno erogato 1.822,2 milioni, di cui 1.200 milioni in denaro e 622,2 milioni in natura; il Fondo nazionale per le non-autosufficienze nel 2022 era pari a 822 milioni.