Il comunicato dei manifestanti ricostruisce così quanto accaduto: “Questa mattina in centinaia eravamo fuori la sede della RAI, una giornata iniziata con le assurde prescrizioni notificate prima del presidio ad un nostro compagno che alleghiamo. Scontri violenti della polizia, diversi feriti nostri: questo è il clima in questo paese in cui oramai bisogna rimanere in silenzio”, si legge in una nota congiunta diffusa dagli organizzatori del sit in di protesta davanti la sede Rai di Napoli, siglato Movimento disoccupati `7 Novembre. Laboratorio Politico Iskra Centro Culturale Handala SICobas Opg. “La volontà dei manifestanti – si spiega – era consegnare un documento alla Direzione della Rai e di esporre uno striscione dinanzi il cancello di Via Marconi in cui si denunciava l’assurdo comunicato dell’amministratore delegato che sosteneva l’occupazione israeliana, avallava una versione falsata dell’inizio del conflitto facendolo risalire esclusivamente al 7 Ottobre, senza menzionare le oltre 30000 morti palestinesi, di cui 70% bambini e donne e di queste 50.000 in gravidanza senza la possibilità di andare all’ospedale”. “Fermiamo il genocidio: questa – affermano le associazioni – la parola d`ordine delle ultime mobilitazioni ed in vista dello sciopero 23 nazionale febbraio e una grande manifestazione nazionale a Milano il 24 e che si svolgerà contemporaneamente in oltre 30 paesi. Cessare il fuoco in Palestina e in tutte le guerre, diventa oggi un imperativo”." /> Il comunicato dei manifestanti ricostruisce così quanto accaduto: “Questa mattina in centinaia eravamo fuori la sede della RAI, una giornata iniziata con le assurde prescrizioni notificate prima del presidio ad un nostro compagno che alleghiamo. Scontri violenti della polizia, diversi feriti nostri: questo è il clima in questo paese in cui oramai bisogna rimanere in silenzio”, si legge in una nota congiunta diffusa dagli organizzatori del sit in di protesta davanti la sede Rai di Napoli, siglato Movimento disoccupati `7 Novembre. Laboratorio Politico Iskra Centro Culturale Handala SICobas Opg. “La volontà dei manifestanti – si spiega – era consegnare un documento alla Direzione della Rai e di esporre uno striscione dinanzi il cancello di Via Marconi in cui si denunciava l’assurdo comunicato dell’amministratore delegato che sosteneva l’occupazione israeliana, avallava una versione falsata dell’inizio del conflitto facendolo risalire esclusivamente al 7 Ottobre, senza menzionare le oltre 30000 morti palestinesi, di cui 70% bambini e donne e di queste 50.000 in gravidanza senza la possibilità di andare all’ospedale”. “Fermiamo il genocidio: questa – affermano le associazioni – la parola d`ordine delle ultime mobilitazioni ed in vista dello sciopero 23 nazionale febbraio e una grande manifestazione nazionale a Milano il 24 e che si svolgerà contemporaneamente in oltre 30 paesi. Cessare il fuoco in Palestina e in tutte le guerre, diventa oggi un imperativo”." /> A Napoli presidio pro-Ghali, tensione fuori dalla Rai: feriti – askanews.it

A Napoli presidio pro-Ghali, tensione fuori dalla Rai: feriti

Sul caso è intervenuto anche Conte.”Credo ci sia un clima di attacchi personali, forse anche minacce, verso l’amministratore delegato della Rai, questo è trascendere il confronto e la critica legittima: sicuramente leggere quel comunicato in diretta non andava bene perchè sposava unilateralmente le ragioni di Israele, bisognava dire che c’è una questione palestinese, noi non possiamo accettare una strategia militare verso civili inermi”. Così il leader del M5s Giuseppe Conte a proposito delle polemiche in Rai per le dichiarazioni del cantante Ghali sul Medio Oriente a cui è seguita una precisazione da parte dell’azienda.
Il comunicato dei manifestanti ricostruisce così quanto accaduto: “Questa mattina in centinaia eravamo fuori la sede della RAI, una giornata iniziata con le assurde prescrizioni notificate prima del presidio ad un nostro compagno che alleghiamo. Scontri violenti della polizia, diversi feriti nostri: questo è il clima in questo paese in cui oramai bisogna rimanere in silenzio”, si legge in una nota congiunta diffusa dagli organizzatori del sit in di protesta davanti la sede Rai di Napoli, siglato Movimento disoccupati `7 Novembre. Laboratorio Politico Iskra Centro Culturale Handala SICobas Opg. “La volontà dei manifestanti – si spiega – era consegnare un documento alla Direzione della Rai e di esporre uno striscione dinanzi il cancello di Via Marconi in cui si denunciava l’assurdo comunicato dell’amministratore delegato che sosteneva l’occupazione israeliana, avallava una versione falsata dell’inizio del conflitto facendolo risalire esclusivamente al 7 Ottobre, senza menzionare le oltre 30000 morti palestinesi, di cui 70% bambini e donne e di queste 50.000 in gravidanza senza la possibilità di andare all’ospedale”. “Fermiamo il genocidio: questa – affermano le associazioni – la parola d`ordine delle ultime mobilitazioni ed in vista dello sciopero 23 nazionale febbraio e una grande manifestazione nazionale a Milano il 24 e che si svolgerà contemporaneamente in oltre 30 paesi. Cessare il fuoco in Palestina e in tutte le guerre, diventa oggi un imperativo”.
Feb 13, 2024

Napoli, 13 feb. (askanews) – A Napoli momenti di tensione davanti alla sede Rai di viale Marconi durante il presidio di protesta organizzato da alcuni attivisti dopo la lettera dell’ad Roberto Sergio inviata e letta nel corso di Domenica In in seguito alle parole del cantante Ghali ‘Stop al genocidio’ sul conflitto tra Israele e Palestina. La tensione è salita quando alcuni manifestanti hanno tentato di avvicinarsi ai cancelli della sede di produzione Rai partenopea, in viale Marconi, per esporre uno striscione. La polizia, in assetto antisommossa, ha respinto chi protestava.

Negli scontri  12 persone sono rimaste ferite. Sette i manifestanti raggiunti da colpi di manganello e cinque i poliziotti del reparto mobile e del commissariato San Paolo che hanno riportato escoriazioni e lievi contusioni.

“Stamattina ero davanti alla Rai di Napoli per protestare contro l’uso politico della televisione pubblica da parte dell’amministratore delegato Roberto Sergio che schiera la radiotelevisione pubblica italiana a favore dello stato d’Israele prendendo le distanze dal cantante Ghali che aveva osato parlare di genocidio”. A scriverlo, sui social, l’ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. “Il bilancio per chi ha chiesto giustizia per il popolo palestinese, la fine dell’occupazione israeliana, il cessate il fuoco, lo stop al genocidio e ai crimini di guerra dei sionisti israeliani, è di molte manganellate, con teste aperte e molto sangue. Tutti si devono schierare: o con gli oppressi o con gli oppressori. Io starò sempre dalla stessa parte della storia: per la Palestina libera fino alla vittoria”, ha concluso l’ex pm.

Sul caso è intervenuto anche Conte.”Credo ci sia un clima di attacchi personali, forse anche minacce, verso l’amministratore delegato della Rai, questo è trascendere il confronto e la critica legittima: sicuramente leggere quel comunicato in diretta non andava bene perchè sposava unilateralmente le ragioni di Israele, bisognava dire che c’è una questione palestinese, noi non possiamo accettare una strategia militare verso civili inermi”. Così il leader del M5s Giuseppe Conte a proposito delle polemiche in Rai per le dichiarazioni del cantante Ghali sul Medio Oriente a cui è seguita una precisazione da parte dell’azienda.

Il comunicato dei manifestanti ricostruisce così quanto accaduto: “Questa mattina in centinaia eravamo fuori la sede della RAI, una giornata iniziata con le assurde prescrizioni notificate prima del presidio ad un nostro compagno che alleghiamo. Scontri violenti della polizia, diversi feriti nostri: questo è il clima in questo paese in cui oramai bisogna rimanere in silenzio”, si legge in una nota congiunta diffusa dagli organizzatori del sit in di protesta davanti la sede Rai di Napoli, siglato Movimento disoccupati `7 Novembre. Laboratorio Politico Iskra Centro Culturale Handala SICobas Opg. “La volontà dei manifestanti – si spiega – era consegnare un documento alla Direzione della Rai e di esporre uno striscione dinanzi il cancello di Via Marconi in cui si denunciava l’assurdo comunicato dell’amministratore delegato che sosteneva l’occupazione israeliana, avallava una versione falsata dell’inizio del conflitto facendolo risalire esclusivamente al 7 Ottobre, senza menzionare le oltre 30000 morti palestinesi, di cui 70% bambini e donne e di queste 50.000 in gravidanza senza la possibilità di andare all’ospedale”.

“Fermiamo il genocidio: questa – affermano le associazioni – la parola d`ordine delle ultime mobilitazioni ed in vista dello sciopero 23 nazionale febbraio e una grande manifestazione nazionale a Milano il 24 e che si svolgerà contemporaneamente in oltre 30 paesi. Cessare il fuoco in Palestina e in tutte le guerre, diventa oggi un imperativo”.

(foto da social)