Roma, 10 feb. (askanews) – “Siamo qui per ricordare gli innocenti trucidati e per chiedere ancora una volta perdono a nome delle istituzioni di questa Repubblica per il silenzio colpevole che per decenni ha avvolto le vicende del nostro confine orientale”. Giorgia Meloni oggi ha celebrato a Basovizza, per la seconda volta dopo la cerimonia di ieri al Quirinale, il Giorno del Ricordo. “Un atto dovuto”, spiega, “visto che non ci è mai venuto nessun presidente del consiglio”. Con la premier, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e altri esponenti del governo, il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. “Sono qui per assumermi un impegno solenne: cioè fare la mia parte perchè venga trasmesso ai nostri figli quel ricordo che voi con la vostra tenacia, il vostro coraggio, il vostro orgoglio, ci avete consegnato e perchè i nostri figli a loro volta lo trasmettano ai nostri nipoti, affinchè la memoria di ciò che è accaduto, in barba a chi avrebbe voluto nasconderlo per sempre, non svanisca mai”.
Il governo, ha detto ancora, è qui “per rendere omaggio a tutti gli istriani, i giuliani, i dalmati che per rimanere italiani decisero di lasciare tutto per restare con l’unica cosa che i comunisti titini non potevano togliere loro e cioè l’identità, pagando un prezzo altissimo, decisero di essere italiani due volte per nasciata e per scelta”.
Poi a Trieste la premier e la delegazione di governo visita il Treno del Ricordo che partirà domani e attraverserà l’Italia per portare la storia degli esuli in tutto il paese. L’iniziativa del “Treno del Ricordo” è pensata “non per riaprire le ferite del passato – spiega Meloni -, non per dividere ancora ma per chiudere un cerchio, per sanare quella vergogna e ricucire quel sentimento di solidarietà su cui ogni nazione si fonda”. Ricorre il ventennale dall’istituzione del Giorno del ricordo e la maggioranza di governo ha proposto in Parlamento una legge che rafforzi queste celebrazioni e le iniziative della memoria sulle foibe. Nascerà anche il Museo del Ricordo: “sorgerà a Roma, nella capitale d’Italia, perché questa storia non appartiene a una piccola parte di confine ma appartiene all’Italia intera e l’Italia intera deve avere l’occasione di dirvi grazie”. Da anni il partito della premier, FdI, propone di revocare l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al Maresciallo Tito, (ricevuta nel 1969 dall’allora presidente della Repubblica Saragat”) in quanto responsabile della tragedia delle foibe, Meloni oggi ha ribadito di essere favorevole come pure Tajani: “Ma è il Parlamento che deve decidere”, ha concluso la premier.