Roma, 5 feb. (askanews) – Gaza potrebbe impiegare fino al 2092 per ripristinare i livelli di pil (prodotto interno lordo) del 2022. Lo indica un rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo (Unctad).
“Uno scenario ottimistico suggerisce che anche con la fine immediata dei combattimenti, il ritorno di Gaza alle condizioni socio-economiche che erano prevalenti prima dello scoppio dell’attuale conflitto richiederebbe decenni senza un programma di recupero adeguatamente finanziato e pienamente sostenuto dalla comunità internazionale”, si legge nel rapporto.
Il rapporto descrive inoltre la grave distruzione economica e sociale di Gaza dall’inizio dell’operazione militare di Israele. Secondo il dossier, Gaza impiegherebbe fino al 2092 per ristabilire i livelli di pil del 2022, dato che le tendenze di crescita dal 2007 al 2022 persisterebbero a un tasso medio di crescita dello 0,4 per cento.
Prima della recente escalation militare, Gaza soffriva già dal punto di vista economico e umano, con oltre 2 milioni di persone confinate in una delle aree più densamente popolate del mondo. C’era una grave mancanza di servizi di base, come l’acqua potabile, sistemi fognari adeguati ed elettricità; i tassi di disoccupazione erano inoltre in aumento.
L’operazione militare di Israele ha ulteriormente aggravato la situazione di Gaza, sfollando l’85 per cento della popolazione, metà della quale è costituita da bambini, che già prima della guerra dipendevano dagli aiuti internazionali, bloccando quasi tutte le attività economiche e aggravando la povertà.
Secondo le Nazioni Unite, quasi 37.379 edifici – il 18 per cento di tutte le strutture della Striscia di Gaza – sono stati danneggiati o distrutti dall’esercito israeliano. Anche nell’ipotesi più ottimistica che il pil di Gaza possa crescere a un tasso del 10 per cento l’anno, ci vorrà fino al 2035 perché il pil pro capite della regione torni al livello precedente al blocco del 2006.
“La risoluzione della crisi di Gaza richiede la fine dell’attuale operazione militare e la revoca del blocco come passo fondamentale verso la realizzazione di una soluzione a due stati lungo i confini del 1967, in linea con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite”, sottolinea ancora il rapporto.