Milano, 22 gen. (askanews) – Sono sempre più affollate di informazioni, più o meno obbligatorie, messaggi di marketing che ammiccano e cercano di convincere il consumatore a metterli nel carrello perchè contengono o meno un determinato ingrediente. Ma le etichette dei prodotti sono ancora utili nelle decisioni di acquisto? A quanto pare sì. La conferma arriva da un’indagine che GS1 Italy ha commissionato a Ipsos per l’Osservatorio Immagino, che da 7 anni fotografa la spesa in supermercati e ipermercati di tutta Italia partendo proprio dalle informazioni on pack.
“Le etichette vengono utilizzate sempre di più, vengono cercate, vengono lette e vengono utilizzate per prendere delle decisioni di acquisto o di non acquisto di prodotti – ha detto Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy – quindi davvero l’intuizione di un po’ di tempo fa di considerare l’etichetta come un vero e proprio mezzo di comunicazione era corretta”.
Sono principalmente cinque le ragioni per cui leggiamo le etichette: innanzitutto per controllare la scadenza dei prodotti, in secondo luogo, ed è un dato indicativo, per verificarne la provenienza, a seguire per ragioni pratiche, capire per esempio le modalità di uso, e poi a scendere per verificare apporto di grassi e zuccheri, i benefici per la salute, o sempre nel solco del trend salutista, per verificare i valori nutrizionali. Ma la tecnologia, già da tempo, offre una opportunità, ora sollecitata anche dal legislatore, per semplificare le etichette. E anche i consumatori sembrano pronti: “Sempre dalla ricerca Ipsos abbiamo avuto una piccola sorpresa nel senso che abbiamo scoperto che il QR Code è più conosciuto del classico barcode: il primo vince 89% a 82 – ha affermato Cuppini – Da parte nostra l’anno scorso in GS1 a livello mondo abbiamo lanciato il GS1 Digital Link che è un QR Code standardizzato e voluto che consente appunto di trasferire informazioni al consumatore con questo semplice gesto”.
Ma come è cambiata la spesa tra luglio 2022 e giugno 2023, stando alle rilevazioni condotte dall’Osservatorio Immagino su oltre 136 mila prodotti, pari a più di 46 miliardi di euro di vendite secondo una stima NielsenIQ? “Leggiamo per la seconda volta un rallentamento di quello che è il trend più consistente, quello dell’italianità che già nella edizione scorsa aveva mostrato qualche segno di leggera frenata proseguito in questa quattordicesima edizione, così come c’è la conferma di un ingrediente che ci siamo trovati in moltissimi prodotti, faccio riferimento al caramello che continua a essere presente in tanti prodotti come l’avocado. Più in generale – ha spiegato Cuppini -forse i segnali più interessanti di questa nuova edizione ci mostrano un grande incremento del tema delle proteine, presenti in tantissime categorie di prodotto, il ritorno in qualche modo dell’apporto delle fibre che nelle ultime edizioni avevano un po’ rallentato come anche intensifica il calo degli zuccheri e dei grassi”.
Altro tema immancabile sulle etichette del largo consumo è la sostenibilità. L’osservatorio Immagino la monitora dal 2019 ma da questa edizione lo fa con una lente nuova, più scientifica, che ha messo in luce come oltre otto referenze su 10 sui propri pack ne parlino e, soprattutto, questi prodotti essere stati meno colpiti dalla riduzione della spesa degli italiani.
“L’Osservatorio immagino doveva dare una svolta di maggior scientificità a queste informazioni e per farlo abbiamo lavorato insieme ai massimi esperti del tema che sono i nostri amici della scuola superiore Sant’Anna di Pisa – ha rimarcato – Questo ci consentirà di restituire informazioni molto più solide e consentirà anche agli utenti dell’osservatorio quindi le aziende industriali e distributive di fare un punto più preciso su questo tema che ricordo è un tema delicato”.