Roma, (askanews) – Con 393.333 nascite il 2022 ha confermato il trend negativo dell’Italia: quasi 7.000 nati in meno rispetto al 2021 e oltre 183.000 dal 2008. Le culle vuote incidono sul complesso della popolazione che, in base agli ultimi dati Istat, è scesa sotto la soglia dei 59 milioni e rappresentano un fenomeno allarmante che si è andato consolidando nel tempo e si ripercuote sulla società e sull’economia del nostro Paese. Da 30 anni il Forum delle Associazioni Familiari si batte perché la famiglia venga riconosciuta soggetto sociale da promuovere e non soggetto debole da assistere, chiedendo interventi strutturali e non misure spot, sostenuti da risorse adeguate.
“Questa legge di bilancio – ha dichiarato ad askanews Adriano Bordignon, presidente del Forum delle Associazioni Familiari – ha fatto i primi passi verso politiche familiari che possono essere significative. Tre misure che possono aiutare le famiglie ma risorse troppo limitate, che non cambiano la vita al quotidiano delle famiglie e soprattutto non sono capaci di rilanciare la natalità. Si parla di circa un miliardo, di cui 350 milioni sono in sostanza l’avanzo dell’assegno unico non distribuito, che vanno sull’assegno per il nido, sulla decontribuzione del lavoro femminile e sull’aumento dei permessi di paternità. Un esempio di una politica buona ma non strutturale è la questione della decontribuzione del lavoro femminile prevista solo per il 2024 per chi ha meno di due figli e solo fino al 2026 per chi ha tre figli. Certo una donna non metterà al mondo dei figli per questo tipo di contributo, quindi serve un intervento sul lungo tempo, generoso, che cambi la vita alle persone”.
Dunque qualche passo nella direzione giusta è stato fatto, ma secondo il Forum occorre un cambio di passo anche culturale. “La sfida della denatalità è la questione epocale del nostro Paese, una questione strutturale. Oggi serve che l’Italia prenda coraggio, trovi le risorse e le energie per investire sulla natalità in modo netto e importante, con politiche strutturali, universali e generose. È indubbio che la contingenza economica e il patto di stabilità europeo mettono in difficoltà una progettazione di questo tipo, ma serve coraggio e – conclude Bordignon – serve probabilmente chiedere all’Europa di fare in modo che tutte le spese messe attorno al tema della demografia siano investimenti e non costi e vengano considerati come tali”.