Roma, 11 gen. (askanews) – La squadra di ciclismo professionistico israeliana Israel – Premier Tech, insieme al The Hostage and Missing Families Forum e alla Federazione ciclistica israeliana, ha annunciato che il 14 gennaio 2023 organizzerà una pedalata di solidarietà di massa in tutto il mondo per ricordare il 100° giorno dagli attacchi del 7 ottobre e dal rapimento di centinaia di persone in Israele.
L’organizzazione prevede la partecipazione di decine di migliaia di persone alle ride e agli speciali eventi ciclistici che si terranno al Velodromo di Tel Aviv e simultaneamente in diverse grandi città di tutto il mondo. Oltre che prendendo parte agli eventi ciclistici previsti a Tel Aviv, Barcellona, Parigi, Londra, Melbourne, Los Angeles, Hong Kong, Bruxelles e in numerose altre città, i ciclisti di tutto il mondo sono invitati a pedalare il 14 gennaio con nastri gialli legati alle loro biciclette e condividendo sui social media le foto delle loro uscite con l’hashtag #RideToBringThemHomeNow.
Chris Froome, il leggendario vincitore di quattro Tour de France, considerato uno dei più grandi ciclisti della storia, si è unito alla campagna, invitando i suoi milioni di fan e l’intera comunità ciclistica mondiale a legare un nastro giallo alle biciclette nel centesimo giorno del rapimento e a dedicare le pedalate del 14 gennaio alla richiesta di liberazione degli ostaggi.
“Come essere umano, come padre, non posso restare inattivo”, ha detto Froome, che gareggia nel team Israele – Premier Tech, spiegando di essere stato spinto all’azione dalla storia della famiglia Kalderon, il cui padre Ofer e il figlio dodicenne Erez, entrambi ciclisti, sono stati rapiti il 7 ottobre. Il figlio Erez fortunatamente è stato rilasciato dopo 51 giorni di prigionia, ma il padre è ancora detenuto da Hamas.
“La loro sofferenza e quella di tutti gli altri ostaggi mi colpisce profondamente e invito tutti i ciclisti a fare una pedalata di solidarietà il 14 gennaio, così come farò io, nella speranza che questa dimostrazione di solidarietà avvicini il loro ritorno a casa”, ha dichiarato Froome.
Sylvan Adams, proprietario della squadra Israel – Premier Tech, ha dichiarato: “Spero che il 14 gennaio diventi un giorno di libertà: rappresenterà un appello da parte di coloro che credono nei valori umani a liberare i bambini, le donne, gli anziani e gli adulti che sono stati presi in ostaggio dai terroristi di Hamas in totale contrapposizione con ogni valore umano. La nostra pedalata per la libertà dà eco ai nostri valori legati alla sportività e alla correttezza in contrasto con la brutalità di Hamas. Spero che un gran numero di persone di tutto il mondo si unisca a noi in questa corsa per la libertà. Am Yisrael Chai (Il popolo di Israele vive, insieme N.d.r.)”.
Hadas Kalderon, madre di Erez Kalderon, ha ringraziato Froome e il team Israel – Premier Tech per il loro sostegno e per l’iniziativa di unire la comunità ciclistica mondiale: “Questa è una dimostrazione di sostegno incredibilmente importante. Erez ha riacquistato la libertà, ma suo padre e tutti gli altri ostaggi sono ancora imprigionati. Erez merita di ricongiungersi con suo padre, di avere l’opportunità di pedalare con lui come posso fare qualsiasi padre e figlio. Lo sta aspettando e non abbiamo tempo da perdere. Ogni momento che passa per lui e per gli altri ostaggi prigionieri di Hamas è terribile”. In Israele, l’evento principale si svolgerà al Velodromo di Tel Aviv, dove 133 familiari degli ostaggi e ciclisti della comunità ciclistica israeliana, in rappresentanza di ciascuno degli ostaggi, circonderanno in un abbraccio ideale l’edificio. Dopo la cattura di oltre 240 persone il 7 ottobre, 133 persone, tra cui donne e bambini, sono ancora prigioniere di Hamas e le strazianti testimonianze degli ostaggi liberati sono fonte di grande angoscia per molti familiari i cui cari sono in prigionia.
“Dal 7 ottobre non ho avuto né un giorno né una notte, ma solo un incubo continuo”, ha detto Shai Benjamin, figlia di Ron Benjamin, ciclista di 57 anni, preso in ostaggio mentre stava pedalando. “Sono straziata. Penso a quello che gli stanno facendo, a come fa a sopravvivere. Come posso io dormire quando non ho idea se mio padre possa dormire? Quando voglio mangiare, mi tormenta il dubbio che, lì, stia morendo di fame. E perché io posso scaldarmi con una coperta quando lui magari è al freddo?”. Shai ha espresso la speranza che l’evento ciclistico internazionale del 14 gennaio raccolga il sostegno di un pubblico che esprima empatia con il destino e la storia di suo padre: “Chiedo loro di fermarsi a pensare per un momento: mio padre è stato rapito e il suo mondo e quello della nostra famiglia sono stati distrutti quando è uscito per andare in bicicletta. Questo è stato il suo unico ‘peccato’. E se fosse successo a loro?”.