Roma, 9 gen. (askanews) – Oltre 72.400 prestazioni ambulatoriali oculistiche e prestazioni di diagnostica strumentale avanzata; più di 3.800 interventi chirurgici, incluse centinaia di procedure di alta complessità – come 400 prestazioni di chirurgia della retina e 350 tra impianti drenanti del glaucoma e trapianti di cornea lamellari e a tutto spessore -; 1.700 iniezioni intravitreali per la cura delle maculopatie e oltre 1.340 interventi di chirurgia della cataratta. Questo il bilancio positivo dell’attività della Fondazione G.B. Bietti di Roma nel primo anno di convenzione con la Regione Lazio.
Numeri importanti, raggiunti anche al sostegno di lungo corso della Fondazione Roma. Inoltre, le prestazioni assistenziali dell’IRCCS Bietti si vanno a sommare alla “prolifera attività di ricerca scientifica che ha portato – come sottolinea il direttore scientifico, Monica Varano – nel 2023, a 124 pubblicazioni internazionali, alla partecipazione a circa 50 trials clinici internazionali, nonché alla vittoria di alcuni importanti progetti di finanziamento competitivo, alla presentazione di quattro progetti per il secondo bando PNRR Salute 2023, all’organizzazione di corsi di formazione ECM e alla partecipazione dei ricercatori della Fondazione in qualità di relatori a importanti convegni internazionali, come ARVO negli USA ed Euretina ad Amsterdam”.
“In questo primo anno di convenzione con il SSR del Lazio, abbiamo aumentato soprattutto la capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini, attraverso un’intensa attività assistenziale” evidenzia Tommaso Rossi, Direttore dell’Unità Operativa Struttura Complessa di Oftalmologia della Fondazione Bietti.
“Presso i nostri ambulatori prosegue l’accesso facilitato per i pazienti affetti da malattie rare – sottolinea la direttrice sanitaria, Angela Mastromatteo -: per semplificare e rendere meno faticosa l’esperienza dei malati, abbiamo introdotto un percorso ambulatoriale dedicato che permette agli utenti di sottoporsi a tutti gli esami necessari e ricevere la relazione diagnostico-terapeutica complessiva in un unico accesso. In questo modo abbiamo evitato gli accessi ripetuti garantendo un percorso appropriato, completo e un uso congruo delle risorse, favorendo l’integrazione tra gli operatori riducendone, quindi, la variabilità clinica e la frammentarietà degli interventi ed il rischio di ritardi ed ottenendo un elevato gradimento dell’utenza. Fino ad oggi, abbiamo gestito con successo la media annua di circa 2.000 pazienti affetti da patologie neuro-oftalmologiche, malattie genetiche e rare, attraverso questo approccio”.
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