Milano, 5 dic. (askanews) – “Inaccettabile che investimenti in armi vengano inclusi tra gli investimenti sostenibili”: è la presa di posizione espressa dalla presidente di Banca Etica Anna Fasano e dal presidente di Etica Sgr Marco Carlizzi a seguito dichiarazione congiunta dei ministri della Difesa UE – riuniti nell’Agenzia Europea della Difesa – nella quale si lamenta come diffondersi della finanza ESG stia producendo una riduzione del flusso di investimenti nella industria degli armamenti da parte delle banche e delle società finanziarie. La finanza ESG seleziona gli investimenti non solo sulla base dei rendimenti attesi, ma anche in virtù dei comportamenti delle imprese sul piano sociale, ambientale e di governance; ed esclude quindi dalle scelte di investimento attività non sostenibili e non etiche.
Nella riunione dello steering board dell’Agenzia europea della Difesa, lo scorso 14 novembre, i ministri dei paesi membri hanno chiesto alle istituzioni europee misure che consentano alle industrie degli armamenti di accedere a ulteriori e maggiori finanziamenti sia pubblici sia privati. In particolare hanno sollecitato – tra le altre indicazioni – “un maggiore coordinamento tra le istituzioni nazionali e quelle dell’Ue sulle questioni ESG per mitigare gli effetti negativi sull’EDTIB – il comparto industriale e tecnologico della Difesa – e a trovare modi alternativi per consentire ulteriori investimenti nella Difesa, rendendoli più attraenti per gli investitori”. E ancora che le istituzioni Ue facilitino l’accesso dei finanziamenti al settore della Difesa e che “le politiche di finanza sostenibile, tengano conto del peculiare ruolo svolto dall’industria degli armamenti”.
La richiesta – secondo operatori di finanza etica – sarebbe in sostanza quella di includere il settore della produzione di armi tra gli investimenti considerati sostenibili dall’Unione Europea.
“La richiesta di includere la produzione di armamenti tra gli investimenti sostenibili avanzata dai ministri della difesa dell’Unione Europea è inaccettabile – ribadiscono in una dichiarazione congiunta la presidente di Banca Etica Anna Fasano e il presidente di Etica Sgr Marco Carlizzi – Non sorprende che i ministri della difesa chiedano maggiori finanziamenti per gli armamenti. È inaccettabile però la pretesa che gli investimenti in armi vengano inclusi tra gli investimenti sostenibili”.
“La finanza etica è nata in Europa una trentina di anni fa proprio per proporre sul mercato strumenti finanziari che escludessero i settori più controversi tra cui le armi e i combustibili fossili – prosegue la dichiarazione di Fasano e Carlizzi – Negli ultimi anni anche le banche e le società di investimento mainstream si sono avvicinate ai temi della sostenibilità e hanno iniziato a proporre, accanto ai prodotti di investimento tradizionali, che non applicano alcun criterio di esclusione, anche prodotti pensati per il pubblico più sensibile alle istanze sociali e ambientali. La cosiddetta finanza sostenibile si è diffusa rapidamente, tanto che l’Unione Europea ha iniziato da qualche anno a varare normative per definire cosa si possa definire sostenibile. Uno sforzo che risulta già pesantemente indebolito da quando la UE ha deciso di includere nell’universo degli ‘investimenti sostenibili’ contemplati dalla cosiddetta Tassonomia green anche quelli nelle filiere di gas ed energia nucleare, disattendendo così lo spirito originario della normativa. Se ora dovesse passare l’idea che persino gli investimenti in missili, bombe e carri armati sono considerati sostenibili, l’intero concetto di “finanza sostenibile” sarebbe così diluito da finire con il diventare inconsistente. Quale differenza ci sarebbe mai tra un fondo sostenibile e uno che non si dichiarasse tale, se entrambi possono proporre investimenti nei settori dei combustibili fossili e dell’industria bellica?”.
L’industria degli armamenti riceve già da sempre ingenti finanziamenti sia pubblici sia privati. Parlando esclusivamente delle armi nucleari, il report ‘Don’t bank on the bomb’ ha messo in luce ad esempio come lo scorso anno 338 istituzioni finanziarie abbiano finanziato produttori di armi nucleari per 685 miliardi di dollari. “Tutte le industrie che producono armi, nucleari e non, stanno vivendo un periodo di forti rialzi nei loro profitti e nelle loro quotazioni a causa delle nuove guerre che dall’inizio del 2022 stanno insanguinando il mondo: visti i rendimenti che garantiscono non crediamo che abbiano difficoltà a trovare investitori – aggiungono la presidente di Banca Etica e il presidente di Etica Sgr – È inconcepibile e inaccettabile pretendere che gli investimenti in armi siano anche chiamati sostenibili o rientrino tra quelli in linea coi parametri ESG”.
Proprio la scorsa settimana si è tenuta a New York, presso la sede dell’ONU, la seconda Conferenza degli Stati Parte del Trattato per l’abolizione delle armi nucleari (TPNW). Il Trattato rappresenta oggi il primo e unico accordo internazionale che prevede di mettere al bando un’ampia gamma di attività legate alle armi nucleari tra cui l’uso, la minaccia dell’uso, lo sviluppo, il possesso e lo stoccaggio. Etica Sgr era presente e, insieme ad ICAN, associazione insignita del Premio Nobel per la Pace nel 2017, ha ribadito il proprio impegno verso il disarmo nucleare.
Etica Sgr ha presentato una Dichiarazione agli investitori per incoraggiare tutti i Paesi ad aderire al Trattato e invitare gli Stati Parte a richiedere che il settore privato e le imprese statali, incluse le banche centrali e i fondi sovrani, integrino completamente il divieto del Trattato su tutte le forme di assistenza; quest’anno la Dichiarazione è già stata sottoscritta da oltre 90 istituzioni finanziarie internazionali, che rappresentano oltre mille miliardi di dollari di masse in gestione.