Caracas, 5 dic. (askanews) – “Ora recupereremo l’Essequibo”, lo ha affermato il presidente Nicolas Maduro dopo che i venezuelani hanno votato a stragrande maggioranza a favore della rivendicazione di una regione di confine ricca di petrolio. Caracas reclama la sovranità sull’Essequibo fin dalla sua indipendenza, nel 1811; la regione – un’area di foresta pluviale quasi totalmente impenetrabile – tuttavia è abitata in gran parte da persone provenienti dalla Guyana – che non a caso nel 2018 ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di regolare la questione. Maduro, viste le ingenti riserve petrolifere ha deciso di premere l’acceleratore sulla retorica patriottica e accusare sia la Guyana che le grandi compagnie petrolifere di voler rubare la terra venezuelana attraverso un “colonialismo giuridico”.
Per una sentenza tuttavia ci vorranno anni, e Maduro ha intanto deciso di sfidare la Corte che aveva chiesto di sospendere il voto e di non adottare alcuna decisione che alterasse lo status quo: il referendum chiedeva se si dovesse ignorare l’arbitrato e annettere quanto ammonta a due terzi del territorio dell’attuale Guyana, concedendo ai residenti – di lingua inglese – la cittadinanza venezuelana.