Belgrado, 30 nov. (askanews) – Rock star, criminali di guerra, premier assassinati, slogan anti Nato. La tormentata storia moderna della Serbia è scritta sui muri della sua capitale, Belgrado. I murales qui non sono solo una espressione artistica, ma una rivendicazione politica. Hana Suica, ricercatrice specializzata in storia dei murales che sta scrivendo un libro sull’argomento, parla di una guerra in corso sulle facciate della città.
“Da 5 anni si combatte una battaglia su questo specifico murales – dice indicando l’immagine di Zoran Dindic, primo ministro serbo assassinato da ex combattenti paramilitari nel 2003, amato dai progressisti per la sua visione irrealizzata di un moderno Paese liberale e odiato dalla vecchia guardia per aver consegnato Milosevic a un tribunale internazionale per i crimini di guerra all’Aia. “Lo hanno ridipinto più e più volte, spostato più in alto per evitare che venisse deturpato, ma le persone trovano sempre il modo”.
Ognuno cerca di rivendicare con un volto, una scritta la propria idea del mondo, così camminando si trovano graffiti dedicati a milizie filorusse di fianco a Joe Strummer dei Clash. O ancora slogan anti Unione europea, anti Nato. Moltissimi dedicati a Ratko Mladic ex leader militare serbo-bosniaco condannato per crimini di guerra e contro l’umanità durante la guerra in Bosnia. Ce ne sono oltre 250 solo a Belgrado. Su questo si legge “Mladic eroe”.
A ottobre un attivista ha dovuto pagare una multa per averlo imbrattato con delle uova. “Un esempio della guerra che si combatte sui muri in corso”, sottolinea la ricercatrice.
Una guerra che affronta anche il presente come dimostra questo murales di Darya Dugina, figlia dell’ultra nazionalista russo Alexander Dugin uccisa nell’agosto del 2022, in un attentato vicino a Mosca per cui la Russia ha accusato l’Ucraina, che invece ha sempre negato. Qualcuno lo ha poi imbrattato con della vernice rossa.