Roma, 23 nov. (askanews) – Scontro acceso tra Pro vita e associazioni Lgbtqia+ della Capitale con al centro la campagna di affissioni promossa dall’organizzazione ultracattolica contro l’educazione affettiva di genere promossa dal Comune di Roma nelle scuole romane. Pro vita, in una nota, ha attaccato il Campidoglio “dove Roberto Gualtieri, appena eletto, ha istituito un Ufficio per i Diritti Lgbt con a capo Marilena Grassadonia, già presidente di Famiglie Arcobaleno” perché neòòa Capitale, denuncia Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus “ormai da mesi sono numerose le iniziative Lgbt nelle scuole con il sostegno del Comune o addirittura gli incontri, come al Municipio XI, per spingere gli istituti e i licei ad adottare la Carriera Alias”.
“La stessa Grassadonia – attacca Coghe – durante una manifestazione pro Ddl Zan a Milano, disse espressamente che ‘bisogna entrare nelle scuole'”. Per ribadire “l’assoluta contrarietà delle famiglie italiane contro qualsiasi proposta di inserire nelle scuole fantomatiche educazioni sessuali o affettive in salsa relativista e arcobaleno, Pro Vita & Famiglia ha avviato una campagna di affissioni da oggi a Roma, e prossimamente nelle principali città italiane con il messaggio ‘Basta confondere l’identità sessuale dei bambini nelle scuole. Stop gender è carriera alias'”. “È vergognoso – continua Coghe – che politici come Zan, Cirinnà e Schlein cerchino di strumentalizzare i recenti fatti di cronaca per sponsorizzare l’educazione affettiva nelle scuole. Pensano di prevenire la violenza di genere confondendo ancor di più bambine e bambini, ragazze e ragazzi sulla loro identità sessuale e sulla sana relazione tra uomini e donne, andando così ad aumentare proprio i problemi alla base di questi raccapriccianti fatti. Non solo non esiste alcun nesso tra la cosiddetta fantomatica “educazione affettiva” nelle scuole e la diminuzione delle violenze contro le donne, ma nei Paesi in cui la si impartisce da decenni tali violenze sono addirittura aumentate”.
Netta la risposta delle proncipali associazioni Lgbt+ che denunciano che “Roma è da tempo ostaggio di una martellante propaganda contro le libertà sotto forma di affissioni che ledono la dignità delle donne, dei bambini e delle bambine. È recente la sentenza del TAR che dà ragione al Comune di Roma contro un’associazione antiscelta”. Per le associazioni “il sindaco di Roma Gualtieri, istituendo l’Ufficio Diritti Lgbt coordinato da Marilena Grassadonia, oggetto di continui attacchi per il suo ruolo, ha risposto a un’esigenza di equità e attenzione che una Capitale come Roma non poteva più rimandare. Anche gli assessorati alle Pari Opportunità e alla Scuola si sono mossi nella direzione giusta, portando avanti un progetto di formazione del personale degli asili nido sulla decostruzione degli stereotipi di genere, nonché implementando misure rivolte a studenti e docenti all’interno della ‘Mappa della città educante'”. Si tratta, secondo le associazioni tra le quali Famiglie Arcobaleno, Rete Genitori Rainbow, Dì Gay Project, Gaynet, Circolo Mario Mieli e Rete Lenford “di un tentativo concreto di adeguare la città agli standard internazionali più elementari per la prevenzione della violenza di genere, come la Convenzione di Istanbul, che oggi vengono bollati come ideologici con la solita questione del ‘fantasma gender’. La laicità dello Stato – ricordano – è sancita dalla Costituzione italiana: sono sotto gli occhi di tutti i risultati di quei paesi in cui la moralità religiosa detta le regole dello Stato civile”.
“Come cittadin*, attivist*, associazioni Lgbtqia+ e transfemministe – concludono – saremo sempre all’erta per difendere i principi costituzionali e ribadire che Roma è una città aperta contro tutti i fascismi di ieri e di oggi”.