Milano, 23 nov. (askanews) – Mettere in discussione l’intelligenza artificiale per capire il nostro presente attraverso le logiche di potere e di controllo che da secoli governano lo sviluppo della tecnologia, dalle prime armi moderne alla navigazione oceanica per arrivare ai microchip e alla biometrica. Osservatorio di Fondazione Prada a Milano presenta un altro progetto di enorme ambizione che prende una posizione fortemente politica riguardo alla storia degli ultimi 500 anni. Si tratta di “Calculating Empires”, realizzato con anni di lavoro dagli artisti ricercatori Kate Crawford e Vladan Joler.
“Il nostro progetto – ha detto Crawford ad askanews – guarda a come gli imperi hanno sempre calcolato, hanno usato la tecnologia per centralizzare il loro potere. La nostra speranza è che, attraverso lavori come questo, mettendo in mostra le dinamiche e le interrelazioni, noi possiamo capire come gli imperi calcolano e possiamo anche trovare dei modi per intervenire su questo potere e trovare differenti forme di resistenza”.
Al centro dell’esposizione un dittico di mappe inserire in uno spazio buio che da un lato raccontano di come nella storia gli imperi abbiano sempre usato la computazione e la comunicazione, dall’altro si focalizzano sulla classificazione e il controllo. Per mostrare come la storia non inventi quasi mai niente di nuovo e come il potere degli imperi oggi risuoni nelle grandi aziende tecnologiche.
“Questo credo – ha aggiunto Vladan Joler – che sia l’oggetto visuale più grande che io abbia mai realizzato, ma quello che è interessante è la combinazione tra alcuni eventi molto specifici che sono collocati nel tempo e nello spazio insieme a una sorta di rappresentazione artistica di alcune idee e concetti filosofici. Quindi quello che si trova su questa mappa sono molte forme che connettono le cose tra loro”.
È indubbio che Fondazione Prada continui ad alzare l’asticella sull’idea stessa di mostra contemporanea, arrivando a toccare le tematiche più incandescenti del nostro tempo con tempismo e lucidità. “È molto importante – ci ha spiegato Chiara Costa, Head of Program della Fondazione – l’idea di avere in questa mostra, oltre a molto altro, una sorta di scatola nera di come siamo arrivati all’intelligenza artificiale. Per una volta non ci chiediamo cosa succederà, ma ci chiediamo cosa è già successo”.
L’indagine sul presente, poi riguarda anche le catene di approvvigionamento di minerali, energia e manodopera umana che stanno alla base dello sviluppo dell’intelligenza artificiale, e mette in luce il pesantissimo costo, umano e ambientale, su cui si regge questa rivoluzione tecnologica. E poi c’è un progetto dedicato al dispositivo Amazon Echo, che in Osservatorio viene dissezoinato nelle sue componenti fisiche, ma anche in tutte le implicazioni di controllo e sfruttamento connesse a quel device. Non ci sono quadri o fotografie in “Calculating Empires”, ma di sicuro c’è il senso di un’indagine profonda, e necessaria, sul nostro tempo, il nostro oggi.