Reggio Calabria, 2 medici onocologici sospesi per somministrazione di "farmaci guasti" – askanews.it

Reggio Calabria, 2 medici onocologici sospesi per somministrazione di "farmaci guasti"

Denuncia dei carabinieri del Nas per un primario del GOM e il suo vice
Nov 20, 2023
Reggio Calabria, 20 nov. (askanews) – Un ex primario del reparto Oncologico del Grande Ospedale Metropolitano (Gom) “Bianchi Melacrino Morelli” di Reggio Calabria e il suo vice sono stati sospesi per un anno dall’esercizio dell’attività medica in seguito alla denuncia dei Carabinieri del NAS (Nucleo Anti Sofisticazioni) per aver somministrato ai pazienti “farmaci guasti”. I due sono accusati anche di Falsità materiale e ideologica, abuso d’ufficio e truffa.

L’attività investigativa, durata circa 9 mesi, vede indagati complessivamente 7 individui ed è partita dalla denuncia di un dirigente medico che aveva rilevato delle anomalie sul diario clinico di un paziente.

Durante l’indagine, condotta anche con intercettazioni telefoniche e ambientali,e con il sequestro di oltre 300 cartelle cliniche si è accertato che i due indagati, tra il 2017 ed il 2018, avrebbero somministrato ad almeno 13 pazienti affetti da neoplasie farmaci nell’ambito di terapie e protocolli sperimentali, in assenza di autorizzazione o per patologie diverse da quelle previste nelle linee guida e senza un adeguato consenso degli stessi pazienti.

In concorso con la direttrice e il responsabile dell’Unità Farmaci Antiblastici della Farmacia ospedaliera del GOM, inoltrre, avrebbero attestato nel Registro AIFA (Agenzia italiana del Farmaco) predisposto per i cosiddetti “farmaci innovativi”, dosaggi superiori di un noto farmaco utilizzato per curare neoplasie rispetto a quelli realmente somministrati ai pazienti e patologie differenti da quelle reali, per ottenere a spese dello Stato, quantitativi maggiori di questo farmaco poi dispensati a pazienti privi dei requisiti richiesti per la rimborsabilità.

Tutto questo al fine di divulgare i risultati delle loro prassi cliniche tramite pubblicazioni scientifiche, in modo da accrescere la loro reputazione e attrarre società farmaceutiche ed organizzatori di convegni.

Nell’ambito della stessa indagine sarebbe stata riscontrata anche una truffa di 5.000 euro ai danni della nota azienda farmaceutica Pfizer.