Bruxelles, 13 nov. (askanews) – Tre “sì” e tre “no”, come “parametri” per pensare le soluzioni per il dopoguerra a Gaza: li ha proposti l’Alto Rappresentante per la Politica estera di sicurezza comune dell’Ue, Josep Borrell, ai ministri dei Ventisette durante la discussione di questo pomeriggio in Consiglio Ue, lanciando anche un avvertimento sibillino: la striscia dovrà essere parte del futuro Stato della Palestina, sotto “un’autorità nazionale palestinese” che non necessariamente, ha detto, dovrà essere “la” Autorità nazionale palestinese attuale.
Dopo averle messe sul tavolo dei ministri, Borrell ha spiegato le sue posizioni ai giornalisti nella conferenza stampa al termine del Consiglio. Dopo la fine della guerra, ha detto, “non si tratterà solo di ricostruire Gaza, ciò che abbiamo già fatto diverse volte, ma di costruire uno Stato per i palestinesi”, e per questo “sarà necessario affrontare il giorno dopo, anche se agli arabi non piace parlare del giorno dopo, vogliono parlare di oggi”.
“E’ evidente – ha continuato l’Alto Rappresentante – che dobbiamo cercare alcuni parametri per cominciare a lavorare alla ricerca di una soluzione propizia alla pace: ho proposto ai ministri oggi un quadro concettuale che passa per lo stabilimento di alcune condizioni, e credo che i ministri siano d’accordo con questo approccio, sul quale dovremo lavorare immediatamente in collaborazione con gli Usa e senza dubbio con gli Stati arabi. Lo riassumerei in tre sì e tre no”.
Il primo dei tre “no” è, innanzitutto, “che non può esserci uno spostamento forzato della popolazione palestinese da Gaza, che non ci possono essere espulsioni dei palestinesi verso altri paesi”; in secondo luogo, “non si potrà ridurre il territorio di Gaza, no a modifiche territoriali, in altre parole, non ci potrà essere la rioccupazione permanente di Gaza da parte delle forze della Difesa israeliane, e non deve esserci neanche un ritorno di Hamas a Gaza”. In terzo luogo, “la soluzione di Gaza non dovrà essere tenuta distinta dalla questione palestinese nel suo complesso, la soluzione di Gaza deve essere all’interno della soluzione d’insieme che si darà al problema palestinese”.
Quanto ai tre “sì”, ha aggiunto Borrell, questi riguardano “gli attori che si devono impegnare nella ricerca delle soluzioni: anzitutto, a Gaza deve tornare una Autorità Palestinese: ho detto – ha puntualizzato – ‘una’ Autorità, non ‘la’ Autorità Palestinese. Una Autorità palestinese i cui termini di riferimento e la cui legittimità – ha sottolineato – dovranno essere decisi e definiti dal Consiglio di Sicurezza. Questa Autorità dovrà essere fortemente sostenuta”.
“Questo – ha indicato l’Alto Rappresentante – è il secondo ‘sì’: un ‘sì’ a un forte coinvolgimento dei paesi arabi nella ricerca di una soluzione. So che i paesi arabi ora ci dicono che non vogliono parlare del giorno dopo, perché sono concentrati sull’oggi, sul dramma che si sta vivendo oggi. Ma non ci sarà una soluzione – ha avvertito Borrell – senza un impegno forte degli Stati arabi, che non può essere solo finanziario, non può essere solo pagare per la ricostruzione fisica; ma che dovrà contribuire politicamente alla costruzione dello Stato palestinese”.
“Il terzo ‘sì’ è un maggiore impegno dell’Ue nella regione, in particolare nella costruzione dello Stato palestinese. Siamo stati troppo assenti – ha lamentato l’Alto Rappresentante – dalla soluzione di questo problema, che abbiamo delegato agli Stati Uniti: ma ora l’Europa deve impegnarsi di più, perché altrimenti, se non troviamo una soluzione ci sarà un ciclo di violenza che si perpetuerà di generazione in generazione, funerale dopo funerale”.
“Per contribuire a questa dinamica politica, dopodomani – ha annunciato – comincerò una visita in Israele, Palestina, Bahrain, Arabia Saudita, Qatar e Giordania”.
Rispondendo a un giornalista che chiedeva di chiarire cosa intendesse con il suo distinguo tra l’attuale Autorità Palestinese e quella che dovrebbe occuparsi di Gaza nel dopoguerra, Borrell ha poi precisato: “Non ho inventato una nuova Autorità Palestinese; c’è già l’Autorità Palestinese e non occorre inventarne un’altra. Al contrario, bisogna rafforzare questa Autorità Palestinese. Israele le ha appena tagliato i fondi, e spero che la Commissione europea finisca ben presto la sua analisi sui possibili legami immaginati tra i nostri finanziamenti e Hamas. Penso che si debba concludere presto questa analisi”.
“Si tratta – ha aggiunto – di dire di che tipo debba essere l’Autorità Palestinese, che evidentemente sarà in rapporto” con quella esistente, “non un’altra diversa, non complementare o separata”. Dovrà essere “un tipo di Autorità Palestinese per la quale bisogna immaginare il modo in cui sarà investita di potere dalla comunità internazionale”.
“E’ normale – ha poi osservato Borrell – che l’Autorità Palestinese non voglia entrare a Gaza a bordo di un carro armato israeliano, è del tutto comprensibile. Ma non penso che si possa ristabilire l’ordine a Gaza senza l’intervento di un’Autorità palestinese. Se non si vuole che Gaza sia sotto la dominazione israeliana, e se non si vuole lasciarla di nuovo nelle mani di Hamas, è evidente che bisognerà in ogni caso che qualcuno sia investito. Se si dice che bisogna cercare una soluzione d’insieme per la Palestina, insieme per il territorio e per la popolazione palestinese, una sorta di Autorità palestinese dovrà intervenire”.
“E’ evidente – ha detto infine Borrell – che il numero delle vittime civili sta aumentando, e che a un certo momento la comunità internazionale dovrà intervenire per ri-assicurare l’ordine e la ricostruzione di una popolazione che resterà là”, dentro la Striscia di Gaza. “Se diciamo che non vogliamo che questa popolazione se ne vada, allora bisogna che resti, non possiamo essere assurdi; e se resta allora come si organizzerà la sua vita, per poter bere, mangiare, curarsi? Inevitabilmente – ha concluso l’Alto Rappresentante – la comunità internazionale dovrà intervenire”.