Roma, 8 nov. (askanews) – “Durante il decennio 2012-2021, il numero dei rimpatri dall’estero dei cittadini italiani è più che raddoppiato passando dai 29 mila nel 2012 ai circa 75 mila nel 2021 (+154%). Una tendenza che, dopo una sostanziale stabilità nei primi quattro anni del decennio, appare in continuo aumento. Tuttavia, il volume dei connazionali che rientrano in patria non è sufficiente a compensare la perdita di popolazione dovuta agli espatri che, durante lo stesso periodo e fino all’anno della pandemia, sono aumentati in misura considerevole, facendo registrare saldi migratori (differenza tra entrate e uscite) sempre negativi, con una perdita massima di 77 mila italiani nel 2016 e una minima, di poco più di 19 mila, nel 2021”. È quanto emerge dal rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, presentato oggi.
“Nell’ultimo decennio, il numero complessivo di rientri in patria è stato pari a 443 mila. Due italiani su cinque rientrano da un paese dell’Unione Europea: in particolare, dalla Germania è partito circa il 12% del totale dei rimpatri, il 10% dal Regno Unito, l’8% dalla Svizzera e il 5% dalla Francia. Consistenti risultano anche i rientri dagli altri paesi europei (12%), provenienti in larga parte dalla Svizzera. Per quanto riguarda i paesi di origine extra-europea, un rimpatriato su cinque arriva dall’America Latina”.
“Un’analisi più dettagliata del movimento migratorio di rientro dei giovani per titolo di studio e genere mostra una differente composizione dei rimpatri: la quota di chi rientra con la laurea o un titolo post-laurea (master, dottorato, ecc.) nel 2021 è maggiore rispetto a quella osservata all’inizio del decennio. L’incidenza delle giovani laureate rimpatriate è sempre superiore rispetto a quella dei loro coetanei rimpatriati nello stesso anno”.
“Dal 2012 al 2021, un giovane laureato su cinque rientra dal Regno Unito, il 9% dalla Germania, l’8% dal Brasile e il 6% dalla Francia o dalla Svizzera”, conclude il rapporto.