Bruxelles, 7 nov. (askanews) – La Commissione europea era stata informata in anticipo sull’intesa firmata ieri per la gestione in due nuovi centri per migranti in Albania, in cui verranno trasferiti i richiedenti asilo salvati in mare da navi italiane, ma ha bisogno di ulteriori dettagli, che ha chiesto all’Italia e che sta attendendo di ricevere, per poter valutare se l’iniziativa è in linea con la normativa Ue sull’asilo. Una normativa che si applica dentro il territorio nazionale degli Stati membri, comprese le acque territoriali, mentre all’esterno si applicano il diritto internazionale (che prevede in ogni caso il dovere di ricerca e soccorso in mare e il principio di “non respingimento”) e la Convenzione europea sui diritti umani.
E’ quanto ha detto in sintesi, in modo piuttosto imbarazzato e confuso, la portavoce della Commissione per gli Affari interni, Anitta Hipper, rispondendo alle molte domande dei giornalisti sull’argomento oggi a Bruxelles, durante il briefing quotidiano per la stampa.
“Innanzitutto permettetemi di dire – ha detto la portavoce – che siamo in contatto con le autorità italiane, perché dobbiamo vedere i dettagli. E abbiamo chiesto, stiamo chiedendo, di ricevere informazioni dettagliate su questo tipo di accordi; in secondo luogo, la normativa sull’asilo dell’Ue, di cui abbiamo discusso più volte, si applica alle domande di asilo presentate nel territorio degli Stati membri, e questo include sia le frontiere che le acque territoriali”.
“C’è poi – ha aggiunto Hipper con un chiaro riferimento al caso italiano – un ulteriore elemento: agli Stati membri non è preclusa l’adozione di misure di diritto nazionale per consentire che siano presentate domande di asilo da parte di persone provenienti da paesi terzi; tuttavia, ovviamente, ciò deve avvenire senza alcun pregiudizio per la piena applicazione dell”acquis’ (il diritto acquisito e la giurisprudenza pertinente, ndr) dell’Unione in materia di asilo”.
Sull’intesa Italia-Albania “per prima cosa abbiamo bisogno di informazioni dettagliate, che abbiamo chiesto, dobbiamo vedere come sarà costruita esattamente, prima di commentare”, ha insistito la portavoce.
Hipper ha poi ricordato che nelle attività di ricerca e soccorso in mare da parte degli Stati membri “la Commissione non ha competenza per indicare i luoghi di sbarco, questa è una cosa di cui sono responsabili i centri di coordinamento del soccorso marittimo”, e che è stato istituito “un gruppo di contatto” di ricerca e salvataggio per la collaborazione tra gli Stati membri in questo contesto.
Ai giornalisti che richiamavano il caso dell’accordo di esternalizzazione della gestione dei migranti concluso tra Regno Unito e Ruanda, che era stato fortemente criticato dalla commissaria Ue all’Immigrazione, Ylva Johansson, la portavoce ha replicato ribadendo che “dobbiamo innanzitutto capire il caso italiano, prima di entrare nei dettagli, ma dalle prime informazioni che vediamo non si tratta di un caso analogo. Ma ancora una volta, abbiamo bisogno di informazioni dettagliate”.
Hipper ha poi precisato che “è importante differenziare tra le situazioni in cui una nave è nelle acque territoriali di uno Stato membro, e quelle in cui si trova al di fuori delle acque territoriali, in alto mare. Perché se la nave è nelle acque territoriali, allora si applica il regolamento Ue sulla procedura di asilo. Se invece si trova al di fuori delle acque territoriali, allora gli Stati membri sono soggetti al diritto internazionale e alla Cedu” (la Convenzione europea sui diritti umani). E il diritto internazionale, ha ricordato, “include il principio di ‘non refoulement'”, che vieta i respingimenti di massa senza la possibilità per ogni individuo di presentare le richieste d’asilo.
“Siamo in contatto con le autorità italiane, siamo stati informati dell’annuncio, i dettagli devono ancora seguire”, ha ripetuto la portavoce.
Rispondendo a un’altra domanda, Hipper ha osservato che “esistono diversi modi in cui l’Ue e i suoi Stati membri possono cooperare con i paesi terzi nella gestione della migrazione, ma – ha puntualizzato – nel pieno rispetto del diritto comunitario e di quello internazionale”.
“Abbiamo ad esempio il caso – ha continuato – delle iniziative sostenute dall’Unhcr (l’Alto commissariato Onu per i rifugiati) per un meccanismo di transito di emergenza, istituito e sostenuto dall’Unione africana, che ha l’obiettivo di evacuare le persone bisognose di protezione, ad esempio per portarle fuori dalla Libia, e riguarda principalmente chi si trova nei centri di detenzione, al fine di reinsediarli nell’Ue o in altri paesi di reinsediamento”.
In riposta a chi faceva notare che l’accordo con l’Albania riguarda solo le navi italiane, e non quelle delle Ong, la portavoce ha replicato che “tutte le navi che battono bandiera di uno Stato membro dell’Ue sono vincolate alla legislazione nazionale di quel paese, e secondo il diritto internazionale devono garantire che le persone soccorse siano portate in luoghi sicuri. Torniamo sempre allo stesso principio, che è quello di assicurare la ricerca e il soccorso delle vite in mare”.
Insomma, ha concluso Hipper, “non vogliamo entrare in speculazioni, non vogliamo fare confronti con altri casi e scenari discussi in precedenza. Dobbiamo prima vedere i dettagli di questo accordo, e poi potremo parlare delle implicazioni, delle valutazioni e di tutto il resto”.