Bruxelles, 25 ott. (askanews) – L’Italia parteciperà da giovedì a un Consiglio europeo non “semplice” con “le idee chiare e la schiena dritta”. Giorgia Meloni lo scandisce nell’aula del Senato, nelle usuali comunicazioni pre-summit. Un intervento che arriva dopo giorni difficili, sottolineati da un bacio mandato ai banchi del centrodestra e da un avvertimento alle opposizioni, dentro e fuori dal Parlamento: il governo ha una “maggioranza politica compatta” e un “orizzonte di legislatura”, “fatevene una ragione. Se al Senato il dibattito è filato via ‘liscio’, alla Camera i toni sono stati più accesi. “Non dovete essere nervosi, il governo sta andando male e quindi sta per arrivare il vostro momento”, ha ironizzato in risposta alle critiche la premier che poi se l’è presa in particolare con il leader M5s Giuseppe Conte. Con lui – ha attaccato – l’Italia ha raggiunto il “punto più basso” della credibilità internazionale, nel “rincorrere al bar” Angela Merkel per rassicurarla. “Non mi vedrete mai rappresentare l’Italia così, costi quel che costi”, ha assicurato tra le proteste pentastellate. “Riponga la sua arroganza”, la replica dell’ex presidente del Consiglio.
Per quanto riguarda il Consiglio europeo, ha detto la premier, sarà naturalmente condizionato dalla crisi in Medio Oriente. Meloni – suscitando la standing ovation del Senato – ha espresso “vicinanza” ai familiari delle vittime del “terrificante attacco di Hamas”, condotto con una “ferocia” e una “brutalità” possibili “solo quando il fanatismo religioso e ideologico riesce ad obnubilare la ragione e annichilire il senso di umanità”. Dunque non c’è “nessuna ambiguità nel condannare nel modo più fermo i crimini” di Hamas e “nessun distinguo sulla condanna ad ogni forma di antisemitismo, compresa quella di matrice islamica e quella che viene camuffata da avversione allo Stato d’Israele”. La posizione del governo italiano è che “non devono esserci dubbi nel sostenere il diritto di Israele a esistere e a difendere i propri cittadini e i propri confini, in linea con il diritto internazionale” ma, “allo stesso tempo, siamo molto preoccupati dalle conseguenze che il conflitto scatenato da Hamas sta avendo, in particolare sulla popolazione civile palestinese, e dal conflitto su larga scala che ne può generare”. Per questo Meloni ha ribadito l’ammonimento già lanciato sabato al Cairo: “La reazione di uno Stato non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta” e se “il punto di equilibrio tra una reazione necessaria e una sproporzionata, in un contesto nel quale Hamas si fa volutamente scudo della popolazione civile, è in assoluto la cosa in assoluto più difficile, perseguire questo equilibrio è la principale delle nostre responsabilità”. Adesso la “priorità immediata rimane l’accesso umanitario”, insieme al lavoro per la liberazione degli ostaggi e ai contatti a ogni livello “per evitare un ulteriore allargamento del conflitto”.
Non c’è solo il Medio Oriente però che rischia di far “piombare nel caos” il mondo. Per questo “non dobbiamo commettere l’errore di affievolire il nostro comune sostegno alla causa ucraina” né sottovalutare “quanto sta accadendo nel Caucaso, le tensioni crescenti tra Azerbaigian e Armenia, l’esodo di decine di migliaia di cittadini di origine armena dal Nagorno-Karabakh, del rischio che si apra un nuovo fronte di destabilizzazione”. Anche su questo serve “un’azione più incisiva per evitare un’escalation”.
Il tema della crisi tra Israele e Hamas, per Meloni, è strettamente legato a quello dell’immigrazione illegale. L’Europa deve tornare a “fare i conti” con i “lupi solitari” e con “i rischi connessi all’infiltrazione diretta di jihadisti dal Medio Oriente” ma anche con “la radicalizzazione durante la loro permanenza sui nostri territori di immigrati”. Dunque “dobbiamo avere il coraggio di dire che può esistere”, ed “è accaduto”, un “legame tra terrorismo e immigrazione irregolare” e “ha sbagliato chi finora, per riflesso ideologico, ha liquidato con sufficienza questo possibile nesso”. In particolare “i più recenti rapporti della nostra intelligence ci hanno confermato che dalla rotta balcanica possono arrivare per noi i maggiori rischi ed è questa la ragione che ha spinto il governo a intervenire tempestivamente, sospendendo Schengen”. In questa situazione, per Meloni, “esiste a maggior ragione la necessità urgente di lavorare per fermare i flussi migratori irregolari” lavorando “per difendere i confini esterni dell’Unione”. Proprio in queste ore la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha inviato una lettera al Consiglio “dando atto dei passi concreti fatti in questa direzione e annunciando, tra l’altro, un provvedimento imminente per rafforzare il quadro giuridico e le politiche europee di contrasto al traffico di esseri umani. E’ un impegno significativo che siamo pronti a sostenere”.
A Bruxelles si parlerà anche di temi economici. Sul nuovo Patto di stabilità e crescita – formalmente non in agenda – la posizione italiana è che “si deve trattare di un patto di crescita e stabilità e non di un patto di stabilità e crescita”. Inoltre gli investimenti per la transizione verde e digitale (su cui deve essere seguito un approccio “pragmatico e non ideologico”) e nella difesa non devono essere computati nei parametri deficit-Pil, sarebbe un “controsenso”. Infine il tema, molto sensibile per l’Italia, della riduzione del debito pubblico, che deve essere “graduale e sostenibile”. Questo il governo lo può dire “dall’alto della credibilità” guadagnata “con politiche fiscali e di bilancio serie e responsabili, che hanno incontrato la fiducia sia dei risparmiatori italiani che dei mercati” come dimostra il fatto che “Piazza Affari è tornata ai livelli precrisi 2008 e lo spread, tanto caro a molti, è stabilmente al di sotto dei livelli che c’erano prima che questo governo si insediasse”.
Sul tavolo del summit, nel vertice Euro di venerdì con la presidente della Banca Centrale Lagarde e il presidente dell’Eurogruppo Donohoe si parlerà anche di tassi di interesse e (presumibilmente) del Mes, che solo l’Italia ancora deve approvare.