Roma, 23 ott. (askanews) – Un documentario che racconta una Napoli di contrasti: ombre e difficoltà, luci, cuore e passione. “Posso Entrare – An Ode To Naples”, presentato alla Festa del cinema di Roma, ed evento al cinema il 6, 7 e 8 novembre (distribuito da Luce Cinecittà) è stato scritto e diretto da Trudie Styler, attrice, produttrice e regista britannica, nota attivista per i diritti umani e per l’ambiente, nonché moglie di Sting. La sua è un’incursione in una città fatta soprattutto di storie e di persone, vicoli e vita.
Da straniera, al suo terzo lungometraggio, è entrata in città, in punta di piedi, ha raccontato: “Non c’era nulla di scritto, non c’era un’idea precisa, non sapevo cosa sarebbe stato questo documentario, ho iniziato scoprendo la città piano piano, parlando con la gente locale che mi ha fatto scoprire luoghi e conoscere le vere storie. Ho davvero bussato alle porte delle persone chiedendo: posso entrare? E tutti mi hanno risposto, ma certo, venga pure”. “Mi hanno raccontato le loro storie, alcune molto intime, tristi, tragiche, altre divertenti, si sono donati completamente e gli sono grata per questo”.
Un tuffo nella realtà ma anche il racconto di Napoli attraverso le interviste a don Antonio Loffredo, il celebre parroco del quartiere Sanità che ha aiutato tanti ragazzi trasformando la chiesa in un rifugio e in uno spazio di creatività, così come l’attore Francesco Di Leva, fondatore del Teatro NEST che ha dato speranza e futuro a molti giovani, o ancora Roberto Saviano o Clementino che parla della città a tempo di rap. “La cosa che più mi ha impressionata – ha detto – se guardiamo all’intero film, è che siano proprio le persone a difendere la città di Napoli, in particolare i giovani. E queste sono le persone che hanno deciso di rimanere nonostante tutto, la Camorra, le difficoltà di trovare un lavoro e tutto il resto”.
Nel docufilm appare anche Sting che suona una chitarra costruita dal legno dei barconi di migranti che arrivano a Lampedusa; un progetto di riabilitazione per i detenuti del carcere di Secondigliano voluto sempre Don Antonio. “Gli ha chiesto se poteva fare una performance per i ragazzi che avevano costruito lo strumento, la chitarra. E loro sono stati felicissimi di questa cosa e io ho chiesto di poter filmare quel momento. È stato un giorno incredibile, davvero molto emozionante per Sting poter suonare per loro”.