A inaugurare lo spazio una mostra di arte digitale estremamente interessante, che racconta in modo critico il presente tanto quanto simula realtà alternative che partono da condizioni radicalmente diverse dalle nostre, con mondi possibili abitati da orchi o figure non umane.
“Theo Triantafyllidis – ha aggiunto Quaranta – è un artista greco che lavora con un mezzo che lui chiama della live simulation: sostanzialmente le animazioni che vediamo non sono dei video, ma sono degli ambienti 3D all’interno dei quali una scena è monitorata da diverse videocamere che si muovono nello spazio. La mostra è intitolata Sisyphean Cycles perché l’intenzione di qui è stata quella di riunire all’interno di questo progetto quattro simulazioni che in modo diverso una dall’altra rappresentano appunto dei cicli di tortura infiniti, ma che possono produrre anche degli effetti positivi come il lavoro principale alle mie spalle, BugSim, che è sostanzialmente un microsistema monitorato dallo spettatore e da una figura aliena”.
È chiaro che l’arte contemporanea non è solo questo tipo di opere, ma è altrettanto chiaro che qualsiasi discorso che oggi vuole provare ad abbracciare tutta la scena non può prescindere dal confronto con esperienze come quella di Triantafyllidis e la nuova idea di “realtà” che veicolano, al di là di ogni considerazione legata al mercato.