Roma, 13 ott. (askanews) – Biosensori, radiomica, nanomedicine, intelligenza artificiale, realtà virtuale e sequenziamento genomico (NGS) sono le principali novità tecnologiche applicate anche (ma non solo) in oncologia e in medicina. Uno sviluppo straordinario che ha, sì, dato un forte impulso alla cura dei tumori, ma muovendosi in modo autonomo rispetto al mondo medico. Questi due mondi hanno dunque camminato parallelamente, su binari diversi, per oltre 20 anni, incontrandosi poi solo nella parte finale. Se si riuscisse invece a farli viaggiare su un unico ‘binario’, dall’inizio alla fine, sarà possibile accelerare il progresso terapeutico, e orientarlo ancora di più sui reali bisogni clinici del paziente. È questa l’idea che ha ispirato Next Oncology, il primo convegno al mondo che ha unito medici, biologi, scienziati, ricercatori, ingegneri, fisici, matematici ed altri esperti di vari settori con l’obiettivo di creare uno spazio unico in cui far convergere la ricerca oncologica e lo sviluppo tecnologico. L’evento si è svolto a Milano, con contributo non condizionato di Daiichi Sankyo, e ha visto il coinvolgimento di centinaia di esperti di fama internazionale con competenze diverse.
“La ricerca biomedica e quella oncologica viaggiano da anni in maniera indipendente. In sostanza noi sfruttiamo l’innovazione tecnologica, ma senza averla guidata dal principio – spiega Michelino De Laurentiis, direttore dell’U.O.C. Oncologia Medica Senologica dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli, e responsabile scientifico di Next Oncology – ora è giunto il momento di invertire questa rotta e migliorare la sinergia. Ad esempio oggi la tecnologia NGS che permette il sequenziamento genomico rapido del DNA, fondamentale per poi impostare le cure oncologiche su misura (medicina di precisione) viene svolta da molti centri. Però si ‘unisce’ al medico solo nel momento dell’applicazione clinica. Sarebbe invece molto più efficiente orientare a monte il processo dello sviluppo tecnologico con noi, sulla base delle caratteristiche cliniche del paziente. È un mettersi insieme prima e non dopo. E proprio a questo serve NEXT Oncology: unire in maniera multidisciplinare tutti gli esperti del settore tecnologico ed oncologico con lo scopo di catalizzare questa fusione e accelerare i processi di trasferimento dell’innovazione tecnologica verso soluzioni concrete ai bisogni reali del paziente”. “NEXT Oncology è nato per avvicinare la comunità degli oncologi ad altre discipline tencologiche in modo da creare un dialogo tra ambiti solo apparentemente diversi, perché tutti lavoriamo su un unico fronte: quello relativo allo sviluppo di nuove idee e nuovi approcci che possono avere un impatto fondamentale nella cura del paziente oncologico – precisa Giuseppe Curigliano, professore ordinario di Oncologia medica all’Università Statale di Milano e direttore della Divisione Sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative all’Istituto Europeo di Oncologia, nonché co-responsabile di Next Oncology – in futuro questo tipo di incontri saranno sempre più fondamentali. Questo accelererà l’accesso dei pazenti all’innovazione”. “In pratica – spiega Barbara Pistilli, oncologa, responsabile della Breast Cancer Unit dell’Ospedale “Gustave Roussy” di Parigi – possiamo portare l’esempio degli anticorpi monoclonali ‘coniugati’, farmaci composti in modo biotecnologico di due parti. Una parte è l’anticorpo che riconosce la cellula tumorale, nella quale veicola selettivamente la seconda parte, cioè il farmaco chemioterapico. Oggi sappiamo che ci sono pazienti con tumore del seno metastatico HER2 positivo che sono riuscite ad ottenere un controllo della malattia metastatica molto più a lungo, ben oltre i due anni grazie a questo tipo di trattamento. Non è raro, sono casi quotidiani che ci dicono quanto unire le forze sia fondamentale”. L’innovazione è dunque un lavoro di “gruppo”, che coinvolge attori provenienti da diversi mondi. “Next Oncology ha aperto una finestra su quella che potrà essere l’oncologia fra 10 anni – evidenziano De Laurentiis e Curigliano -. Il confronto e la condivisione di idee, così come la contaminazione delle competenze, può orientare e spingere l’innovazione su approcci e strategie che possono cambiare la prevenzione, la diagnosi e la cura del cancro”.