Kornidzor (Armenia), 26 set. (askanews) – Continua l’esodo di migliaia di armeni dal Nagorno-Karabakh dopo “l’operazione antiterrorismo” compiuta dall’Azerbaigian nell’enclave a maggioranza armena.
Lungo il corridoio di Lachin, che porta fuori dalla regione, c’è anche una lunga fila di ambulanze. Ad aggravare il dramma umanitario dei civili in fuga c’è stata anche l’esplosione in un deposito di carburante vicino alla città principale Stepanakert. Almeno 20 persone sono morte e quasi 300 sono rimaste ferite. Le ragioni sono ancora ignote. La maggior parte delle vittime si stava rifornendo di carburante per il viaggio.
“Ora siamo cani senza casa. E ora siamo in questa condizione – dice Narine, armena – facciamo sapere al mondo che siamo cani senza casa. Sappiamo che ci stanno uccidendo in quanto cristiani. Il territorio è il pretesto. Questo è il genocidio di una nazione cristiana”.
Intanto nel difficile contesto, e con l’Europa che parla di possibile incontro tra i leader di Baku ed Erevan il 5 ottobre per “proseguire gli sforzi di normalizzazione”, è arrivata anche la missione degli Stati Uniti con l’obiettivo di dare sostegno all’integrità territoriale dell’Armenia e per aiutare ad affrontare le esigenze umanitarie.