Roma, 20 set. (askanews) – È di 11,2 miliardi di euro di gettito nelle casse dello Stato nel 2022; 10,2 miliardi, pari a circa il 91 per cento, quello generato dal retail. Oltre 65mila le aziende della filiera che danno lavoro a 150mila persone. Una rete su tutto il territorio nazionale che conta oltre 85mila punti vendita, di cui ben 75mila appartenenti alla rete generalista: 41mila tra bar ed esercizi pubblici e 34.500 tra tabaccherie e ricevitorie. 53.500 i punti vendita in cui sono presenti gli apparecchi, di cui circa 49mila della rete generalista che presidiano oltre 6mila comuni italiani. Sono questi – recita una nota – i numeri principali del settore del gioco Pubblico in Italia, emersi oggi durante il Forum “Il gioco pubblico alla sfida della sostenibilità” promosso da Acadi, l’associazione dei concessionari di giochi pubblici. Nel corso del Forum, che si è svolto a Roma presso la sede di Confcommercio, è stato presentato il Bilancio di Sostenibilità 2022 del comparto e si è fatto il punto con addetti ai lavori e istituzioni sullo stato dell’arte e sul futuro dell’intero settore.
Per Geronimo Cardia, presidente di Acadi, “c’era la necessità di fare un bilancio di sostenibilità del comparto del gioco pubblico perché siamo convinti che gli strumenti e le verifiche degli indici ESG mettano ancora più in luce il ruolo strategico del comparto per il Paese. I dati dicono a chiare lettere che la rete distributiva terrestre degli esercizi generalisti (dei bar e dei tabacchi per intendersi) è protagonista tra le altre reti nel consentire il perseguimento degli interessi costituzionali sottesi all’esistenza dell’offerta pubblica di gioco”. “Ridurre, comprimere, limitare o in qualche modo penalizzare direttamente o indirettamente la sua presenza oggi radicata sui territori – ha aggiunto Cardia – significa compromettere gli interessi costituzionali della tutela della salute dell’utente e della fede pubblica, della tutela dell’ordine pubblico sui territori, come la prevenzione del riciclaggio dei proventi di attività criminose, del gettito erariale che è di emersione e dell’occupazione assicurata ad oggi nei fatti in ogni parte d’Italia”.
Al confronto sul futuro del settore hanno partecipato inoltre la sottosegretaria all’Economia, Lucia Albano; il direttore Giochi dell’Agenzia della Dogane e dei Monopoli, Mario Lollobrigida; il presidente della Commissione Finanze della Camera dei deputati, Marco Osnato; il comandante del Nucleo Speciale Commissioni Parlamentari d’Inchiesta della Guardia di Finanza, Claudio Ramponi; il direttore del Servizio Controllo del Territorio della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Vincenzo Nicolì; il presidente aggiunto della Corte dei Conti, Tommaso Miele.
Per il presidente di Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), Lino Stoppani, “a rischio sono soprattutto i bar di prossimità, quelli nei quali il gioco è intrattenimento, con gli apparecchi a piccola vincita, i corner scommesse, i servizi di ricarica per il gioco online. Guardando solo ai pubblici esercizi, il loro numero si è ridotto di un terzo tra il 2017 ed oggi. E’ necessario tornare ad un accordo di concertazione tra Stato ed Autonomie sulla corretta distribuzione degli esercizi per difendere legalità, salute ed economia. Per mantenere e migliorare ulteriormente questa qualità chiediamo la giusta attenzione legislativa alle istituzioni di governo e parlamentari, nazionali e territoriali, per rendere il gioco in denaro solo intrattenimento e sempre meno terreno di gestione criminale o di sfruttamento delle dipendenze di soggetti deboli”.
“La tutela della rete fisica è imprescindibile. È sotto gli occhi di tutti che il riordino debba partire proprio dalla rete fisica, che è quella che accusa maggiormente l’attuale caos normativo, e che da troppo tempo sta chiedendo a gran voce interventi essenziali per la sua sopravvivenza e la sua crescita, tra cui in primis la risoluzione della questione territoriale. La tutela del gioco fisico significa anche tutela del gioco ‘legale’, e come già evidenziato, l’arma più potente per combattere quello irregolare, che ingrassa le mafie e la criminalità organizzata”, ha affermato Mario Antonelli, presidente di Fit (Federazione italiana tabaccai).
“Oggi sono emerse chiaramente le misure necessarie per il riordino del settore. Apprezziamo l’unità di intenti tra la nostra associazione e le istituzioni che si occupano di queste tematiche, a partire dall’agenzia delle Dogane e dei Monopoli”, ha aggiunto Geronimo Cardia, “E’ palese quali siano le leve di impatto più rilavanti. L’apporto in termini fiscali, previdenziali, occupazionali, di PIL ma anche di presidio di legalità dei territori sotto il profilo della tutela della salute, del risparmio e dell’ordine pubblico è sotto gli occhi di tutti. Qualsiasi riforma, dunque, non può prescindere da tutto questo. Siamo convinti che anche le istituzioni abbiano ben chiaro che una buona riforma è quella che non pregiudica neanche indirettamente gli interessi costituzionali garantiti in larga parte dalla rete generalista ben rappresentata in Confcommercio”.