Venice Glass Week: tra Tintoretto e i fiori di perle di vetro – askanews.it

Venice Glass Week: tra Tintoretto e i fiori di perle di vetro

I lavori di Michela Cattai, Benedetta Gaggia e Minako Shimonagase
Set 15, 2023
Venezia, 15 set. (askanews) – Il confronto con la grande pittura veneziana e la riscoperta di una antica tecnica di lavorazione: sono due delle storie raccontate dalla Venice Glass Week, la settimana del vetro che ha portato in molti luoghi della città mostre ed eventi. La prima che vogliamo raccontare ci porta alla Scala Contarini del Bovolo, luogo affascinante e avvolgente nel cui giardino, è andata in scena anche una performance, sempre legata al tema del vetro. Ma a colpire è soprattutto il lavoro di Michela Cattai, che ha realizzato delle sculture per dialogare con Tintoretto nella mostra “In chiaroscuro”. “Mi sento molto piccola – ha detto l’artista ad askanews – ma l’idea era quella di entrare dentro un dipinto di Tintoretto, questo bozzetto per il Paradiso di Palazzo Ducale, e trovare una connessione con i lavori in vetro, soprattutto per quella che è l’identità di Tintoretto, con i suoi scuri e con i suoi fumi”.

I lavori in vetro sembrano stare nel mondo del Tintoretto, sembrano avere la stessa natura sfuggente dei dipinti. “È molto pittorico – ha aggiunto Cattai – sia per il colore e anche per la tecnica del chiaroscuro”. Spostandoci a Mestre, nella biblioteca civica VEZ è allestita la mostra “Fiori di vetro”, che accosta il lavoro di Benedetta Gaggia e Minako Shimonagase, artiste che lavorano con piccole perle di vetro, le conterie. Cristina Beltrami, co-curatrice della mostra: “Sono decisamente due casi straordinari per la capacità virtuosistica e tecnica di questa lavorazione. E l’idea era quella di mostrare due personalità diverse, due maniere di rapportarsi a questa antica tecnica che si sta andando perdendo, mentre invece nell’Ottocento, in particolare alle fine dell’Ottocento a Venezia era estremamente diffusa”.

Perché uno messaggi di fondo della Venice Glass Week è proprio quello di voler calare nella contemporaneità un’arte che a Venezia vive da secoli, ma che oggi guarda anche al domani.