Milano, 13 set. (askanews) – Il graduale aumento delle restrizione alla circolazione dei motori termici, fino al blocco completo della produzione nel 2035 in Europa, ha spinto le case automobilistiche a passare da una posizione di neutralità tecnologica a una “bev-centrica”, con la progressiva perdita di rilevanza, a partire dal 2020, delle motorizzazioni ibride plug-in e a celle a combustibile (idrogeno). E’ quanto emerge dal Powertrain study 2023 di PwC che prevede che entro il 2030 il 40% dei veicoli leggeri (auto e veicoli commerciali) a livello globale sarà elettrico, percentuale che sale al 70% nel 2040, mentre la domanda di batterie passerà da 1,5 TWh nel 2025 a 3,4 nel 2030 e a 6,5 TWh nel 2040.
Al 2030, secondo lo studio, l’e-mobility che interessa diversi settori (auto, materie prime, chip, energia e infrastrutture) genererà un volume di affari di 850 miliardi di euro l’anno, a fronte di investimenti non ricorrenti di 1,050 miliardi.
A livello di costi, secondo PwC il costo totale di possesso (Tco) di Ice e Bev ha già raggiunto la parità nei modelli elettrici più economici (batterie da 50 kWh e 330 km di autonomia), mentre per i modelli più costosi (batterie da 75 kW e 500 km di autonomia) è prevista nel 2025 (-16% e -14% rispettivamente i minori costi delle elettriche al 2030). Sul fronte del prezzo di vendita, invece la parità non sarà raggiunta prima del 2030, ma il gap sarà contenuto considerando gli investimenti legati all’Euro 7 per i motori termici.
Per i costruttori sarà fondamentale differenziare i prodotti in fattori chiave come l’autonomia, la potenza e la velocità di ricarica, che sono determinati dalla chimica delle celle, dall’architettura del pacco batteria e dalla tipologia del powertrain. Secondo PwC ogni segmento si avvarrà di combinazioni specifiche, utilizzando per le batterie il parametro la densità energetica: le batterie a base di litio, ferro e fosfato (Lfp), e in futuro quelle agli ioni di sodio, saranno utilizzate per le auto a basso costo; quelle con nichel, manganese e cobalto (Nmc) insieme a quelle litio, manganese, ferro e fosfato (Lmfp) per i segmenti con più volumi e premium. Secondo lo studio, rispetto ad oggi le batterie Nmc al 2030 avranno un’autonomia superiore del 50% e una velocità di ricarica raddoppiata, mentre quelle Lfp costeranno il 25% in meno.
Il costo delle batterie, che rappresenta circa un terzo del prezzo delle auto elettriche, è determinato per il 60% dalle materie prime, il cui prezzo dovrebbe stabilizzarsi nel corso del decennio, grazie agli investimenti nell’estrazione. Entro il 2030 i prezzi delle batterie dovrebbero diminuire del 10-15% rispetto al 2023. Nel lungo termine PwC stima per il Litio un prezzo di 13 euro al kg rispetto ai picchi di oltre 50 euro toccati negli ultimi mesi, ma non ci sarà un ritorno ai livelli pre-crisi a causa delle difficoltà di estrazione. Con un prezzo del litio superiore ai 20 euro al kg non sarà possibile avere prezzi delle batterie inferiori agli 80 euro/kWh, stimando che una variazione di 1 euro al kg del litio si traduce in un aumento di 1,5 euro/kWh.