Roma, 12 set. (askanews) – “Il Marocco non è estraneo ai terremoti. C’è stato quello di Al Hoceima nel 2004 e ovviamente quello di Agadir nel 1960. Ha sviluppato delle forze di protezione civile, c’è un esercito e ora ha l’assistenza dei Paesi che sono loro stessi estremamente ben equipaggiati, come la Spagna, gli Emirati arabi uniti, il Qatar e il Regno Unito. Così la Francia non è necessariamente indispensabile”: così Sylvie Brunel, geografa ed ex presidente della onlus Azione contro la fame (Action Against Hunger), intervistata da remoto da Afp.
“E poi forse un certo orgoglio, una certa dignità dalla parte dei marocchini, che non vogliono essere visti come il povero paese malandato a cui la grande sorella francese viene a portare caritatevole aiuto”.
“Anche se porta emozioni, drammi e vite umane in gioco, la storia dell’umanità mostra che tutti i maggiori disastri sono stati sistematicamente il punto d’inizio per la riorganizzazione delle relazioni politiche e dell’agenda politica. E questo non fa eccezione”.
“Questo terremoto segna un punto di svolta nelle relazioni internazionali dove il Marocco, che ambisce allo stato di potere regionale, intende rimanere il padrone della propria agenda e non dipendere dall’assistenza francese”, ha concluso.