Milano, 6 set. (askanews) – Un algoritmo per individuare le falde d’acqua nascoste nel sottosuolo Milano, un software basato sull’intelligenza artificiale per il monitoraggio dell’hate speech online, una dashboard per gestire al meglio le potenzialità della telemedicina e un progetto di desealing per utilizzare l’acqua piovana in agricoltura e in altri settori. Per ora sono solo attività di ricerca ma presto potrebbero diventare realtà, ridisegnando il volto della Milano del domani. Una sfida possibile grazie a Musa, l’innovativo modello di partnership pubblico-privato nato esattamente un anno fa tutto e tutto focalizzato sulla sostenibilità.
“Musa, che sta per Multurayerd Urbans Sostanibility Action, cioè insomma un progetto sulla sostenibilità urbana, è un progetto Pnrr e riguarda i sistemi dell’innovazione e della ricerca – spiega ad askanews Giovanna Iannantuoni, presidente Musa e rettrice dell’Università Milano-Bicocca -. I partner di questo progetto sono i quattro atenei milanesi, cioè Bicocca che è capofila, Politecnico di Milano, Università Statale e Bocconi. Abbiamo le istituzioni pubbliche, cioè Regione Lombardia e il Comune di Milano, e oltre 20 imprese private da più grandi al più piccole, da Eni a Edison ad A2A, che proprio fanno parte del mondo della sostenibilità e intendono metterla a terra”.
Il bilancio del primo anno di attività di Musa è stato presentato corso di un convegno che ha visto riuniti nell’Aula Magna dell’Università Milano-Bicocca i massimi rappresentanti del mondo accademico-universitario milanese, autorità politiche e imprenditori. I filoni progettuali che hanno preso vita grazie Musa sono oltre cento, tutti legati da un unico filo conduttore: la sostenibilità
“Gli ambiti di intervento principali sono tutti quelli connessi con il tema della sostenibilità – ci racconta Vittorio Biondi, direttore generale Musa -, quindi in primis la rigenerazione urbana, con progetti che mirano proprio a trasformare pezzi di città secondo i principi della sostenibilità, ma anche il tema della digitalizzazione, che è un tema fondamentale per tutto il programma del Pnrr, quindi la trasformazione digitale, la transizione energetica, e quarto ma non ultimo per importanza il tema dell’impatto sociale, quindi la dimensione sociale di equità sociale dei nostri progetti”.
Il progetto Musa, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca con un investimento di 116 milioni, è soprattutto un modello di gestione virtuosa dei fondi del Pnnr: “Il Pnrr è stato finanziato al nostro Paese proprio con l’obiettivo di essere motore di una crescita economia sostenibile e di lungo periodo – sottolinea ancora la presidente Iannantuoni – Oggi leggiamo su tutti i giornali che il Pnrr è un po’ guardato a vista. Ecco questo progetto sta andando benissimo e siamo in linea con la spesa, quindi non solo non vogliamo essere tagliati ma anzi siamo disponibili ad avere altri finanziamenti. Quindi per ora sta andando benissimo”.
Al progetto che punta a trasformare Milano in una città più inclusiva, sostenibile, rispettosa dell’ambiente e orientata al risparmio energetico, lavorano 973 ricercatori. Il 55% di loro sono donne, l’età media è 32 anni e 194 sono stati appena assunti: “La carta vincente – puntualizza ancora Giovanna Iannantuoni – sono questi mille ricercatori che fanno parte del progetto Musa, quasi 200 tra l’altro proprio reclutati in questo primo anno di Musa, i quali stanno davvero spendendo le loro energie e la loro passione per declinare la sostenibilità urbana, i big date applicati alla sanità pubblica, l’imprenditorialità e l’inclusione sociale che è un tema assolutamente fondamentale al giorno d’oggi, come passione del loro futuro”.