Roma, 6 set. (askanews) – Una montagna incantata, nell’anno 1962; un congresso di fisici nelle Alpi, un ospite iraniano scomparso con una teoria rivoluzionaria, una misteriosa pianista. In concorso a Venezia “Die Theorie von Allem” del tedesco Timm Kroeger, thriller metafisico in bianco e nero con tanti riferimenti alla storia del cinema:
“Naturalmente Hitchcock. Scherzavamo sul set, è come se Hitchcock e David Lynch ballassero insieme nell’atrio dell’hotel e magari facessero l’amore. Naturalmente anche Fritz Lang.
Ci sono riferimenti consci, e la Nouvelle Vague, e il cinema italiano; ma per me era importante pescare nei ricordi, come una corrente inconscia di memorie cinematografiche” spiega Kroeger. Non volevo che fosse una collezione di citazioni per cinefili – è anche questo, ma volevo che facesse l’effetto di un sogno”.
Il titolo si traduce come “La teoria del tutto”, proprio come il film su Stephen Hawking del 2014, e Kroeger ricorda che si tratta dell’ipotetica teoria in grado di riunire in un unico quadro tutti i fenomeni fisici conosciuti.
“Coinvolge la fede, una visione deterministica dell’universo, e il cinema si basa sulla fede, sull’idea che una storia può avere uno sviluppo, un’idea che qui mettiamo in discussione”
Coprodotto fra Germania, Austria e Svizzera ha richiesto otto anni di lavoro; e il viaggio nel passato coinvolge anche la colonna sonora del film: “Mi dispiace che questo tipo di musica non si usi più al cinema, posso capire che oggi siamo abituati ad altro come le colonne sonore di John Williams per cui ho grande rispetto, ma si perde quell’atmosfera da tardo romanticismo. Mettere musica così in un film produce qualcosa nel pubblico – non so esattamente cosa ma è incredibilmente interessante”.
(Intervista di Federica Polidoro)