Roma, 4 ago. (askanews) – La Regione Piemonte si è dotata di uno specifico piano regionale sulla Medicina di genere: lo ha fatto, prima Regione in Italia, e su proposta dell’assessore alle Pari Opportunità, Chiara Caucino e dell’assessore alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, con il via libera al ‘Piano regionale per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere (2023-2025)’.
Come detto si tratta di un ‘primato’ nazionale: il Piemonte, infatti, è Regione pioniera, la prima nell’affrontare questo tema con un programma organico che contempla 20 azioni concrete da realizzarsi nel biennio 2024/2025, che vede come attori, oltre alla Regione stessa, le Asl, le Università piemontesi, le Società scientifiche di settore e gli Ordini professionali sanitari.
La medicina di genere è stata definita dall’OMS come lo ‘studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona’.
In Sanità diventa quindi fondamentale un approccio rispettoso delle ‘differenze’ di ciascun essere umano differenze che derivano con tutta evidenza anche dal sesso e dal genere di ciascuno.
Dopo aver recepito il piano nazionale sulla medicina di genere con DGR del 12 novembre 2021, la Regione fa un passo deciso in avanti programmando nuove azioni concrete, al fine di fornire un indirizzo coordinato e sostenibile per favorire la cultura e promuovere l’approccio di genere in Sanità, con particolare riguardo alle quattro aree d’intervento previste dalla legge, che sono i percorsi clinici di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione; la ricerca e l’ innovazione; la formazione e l’aggiornamento professionale oltre, ovviamente, la comunicazione e l’informazione.
Il piano è stato redatto dal gruppo tecnico regionale appositamente dedicato composto dai referenti regionali di materia, dai delegati delle Asl, del servizio di epidemiologia, delle Università e degli Ordini professionali.
“Dati epidemiologici, clinici e di medicina sperimentale – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – indicano in modo sempre più evidente l’esistenza di differenze nell’incidenza e nella progressione di moltissime patologie comuni a uomini e donne, sia nei meccanismi patogenetici che le determinano, sia nella risposta alle terapie. L’obiettivo è assicurare la miglior cura, rafforzando il concetto di ‘centralità del paziente’ e di ‘personalizzazione delle terapie’, per garantire la piena appropriatezza degli interventi, nel rispetto delle differenze di genere rese evidenti dalla letteratura scientifica. Una sfida che non sta solo nell’osservare gli eventi, ma nella capacità di individuare processi differenziati che disegnino una prospettiva di lungo periodo capace di resistere e adattarsi ai cambiamenti e alle trasformazioni che dovessero verificarsi nel tempo”.
“Avendo la delega alle Pari opportunità – spiega l’assessore regionale, Chiara Caucino – non posso che essere estremamente soddisfatta e orgogliosa di questo risultato, che oserei definire storico e che dimostra quanto lavoro è stato fatto in questi anni, in collaborazione con tutti gli Enti coinvolti, per raggiungerlo”. “Puntare sulla medicina di genere – prosegue Caucino – come dice lo stesso Istituto Superiore della Sanità, è fondamentale in quanto una crescente mole di dati epidemiologici, clinici e sperimentali indica l’esistenza di differenze rilevanti nell’insorgenza, nella progressione e nelle manifestazioni cliniche delle malattie comuni a uomini e donne, nella risposta e negli eventi avversi associati ai trattamenti terapeutici. Anche l’accesso alle cure presenta rilevanti diseguaglianze legate al genere. Non posso che ringraziare chi ha composto e curato la stesura di tale atto, che disegna una prospettiva di lungo periodo e che intende identificare una visione per il futuro della medicina di genere in Piemonte”.