Roma, 26 lug. (askanews) – Gli eventi estremi, sempre più frequenti ed intensi a causa del cambiamento climatico antropogenico, destano serie preoccupazioni per gli impatti sociali ed economici, in particolare per la città di Venezia.
Nello studio “Dynamical diagnostic of extreme events in Venice lagoon and their mitigation with the MoSE”, recentemente pubblicato su “Scientifics Reports” di Nature, un team di ricercatori internazionali dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), del Centre national de la recherche scientifique (Cnrs), della Radboud University e del Centro Previsioni e Segnalazioni Maree del Comune di Venezia ha sviluppato una metodologia di diagnostica dinamica per comprendere meglio gli eventi estremi di acqua alta (ESL) nella laguna di Venezia e per valutare l’efficacia del MoSE (Modulo Elettromeccanico Sperimentale) nella loro mitigazione.
La ricerca – informa l’Ingv – ha l’obiettivo di fornire nuove strategie e soluzioni per mitigare gli effetti dei sempre più frequenti eventi estremi di acqua alta nella laguna di Venezia, indotti dal cambiamento climatico e dall’aumento globale del livello marino. La laguna di Venezia è particolarmente vulnerabile agli eventi climatici estremi che possono causare eventi di acqua alta eccezionali e danni significativi, come avvenuto l’ultima volta nel novembre 2019.
I ricercatori, pertanto, hanno sviluppato una metodologia di diagnostica dinamica basata su due indicatori: la dimensione istantanea e la persistenza inversa. Questi indicatori, derivati dalla combinazione della teoria degli eventi estremi e dei sistemi dinamici, consentono di anticipare il verificarsi e l’entità degli eventi meteomarini estremi nella laguna di Venezia.
“Abbiamo basato lo studio su un’analisi approfondita dei dati registrati dal Centro Previsioni e Segnalazioni Maree di Venezia nella laguna e sull’utilizzo di metodi matematici per comprendere i meccanismi che portano ad eventi estremi di livello marino che colpiscono Venezia e sull’efficacia delle misure di mitigazione”, ha affermato Tommaso Alberti, ricercatore dell’Ingv e primo autore della ricerca.
“Le performances del MoSE, sistema di protezione recentemente messo in funzione e progettato proprio per salvaguardare la città di Venezia dagli eventi estremi di livello marino che colpiscono sempre più frequentemente la laguna, sono state valutate in relazione ai valori dei due indicatori dinamici. Il nostro studio dimostra che il MoSE agisce efficacemente riducendo e controllando l’ampiezza delle fluttuazioni del livello del mare con l’azione delle barriere mobili. Tuttavia, la sua efficacia è fortemente influenzata dalla tempistica della sua attivazione. I nostri risultati indicano che il MoSE può fornire un valido supporto per mitigare gli eventi estremi di acqua alta solo se pienamente operativo diverse ore prima del verificarsi di un evento significativo”, aggiunge Marco Anzidei, coautore della ricerca che è stata svolta anche grazie al progetto europeo Savemedcoasts2, coordinato dall’Ingv e finanziato dalla Commissione Europea sotto l’egida della Protezione Civile Europea DG-ECHO.
La promozione della ricerca scientifica dedicata all’elaborazione di soluzioni innovative per affrontare le nuove sfide ambientali è parte fondamentale della collaborazione internazionale dell’Ingv per proteggere le aree vulnerabili di alto valore storico, ambientale e turistico come la laguna di Venezia. Lo studio è stato effettuato grazie alla collaborazione tra Ingv e il Comune di Venezia con il Centro Previsioni e Segnalazione Maree, nell’ambito del progetto europeo Savemedcoasts2.