Roma, 20 lug. (askanews) – Teoria e pratica per formare i fornai del domani, riconoscendo un futuro migliore a decine di ragazzi. Questo lo scopo del progetto di formazione lavorativa “Inclusione e Tradizione”, portato avanti dall’associazione Meraki – che mira a promuovere la cultura del “pane autentico” con un occhio vigile al consumo responsabile, all’inclusione e alle pari opportunità insieme al leader della panificazione artigianale Grande Impero – in collaborazione con Borgo Ragazzi Don Bosco.
Protagonisti della campagna sono stati ragazzi prossimi alla maggiore età e maggiorenni, che hanno potuto seguire un processo di riscatto per inserirsi nella realtà lavorativa. Tra loro immigrati, minori non accompagnati e ragazzi con difficoltà sociali. Dopo 10 incontri da quattro ore ciascuno, i ragazzi hanno sostenuto gli esami pratici e teorici, ricevendo poi l’attestato del corso e venendo preparati, di fatto, al mondo lavorativo. Per loro, poi, si apriranno nuove possibilità di vita e professionali.
Grazie all’impegno di Meraki e Grande Impero, oltre che dello staff di professionisti psicologi ed esperti nel settore, i ragazzi hanno infatti appreso i segreti della panificazione artigianale e di tutte le norme burocratiche e le nozioni che gravitano intorno al settore di cui l’azienda Grande Impero è leader indiscusso.
Antonella Rizzato (CEO di Grande Impero) ha commentato: “Questo progetto è stato un momento di grande partecipazione e integrazione, valori che ci arricchiscono profondamente. Abbiamo sempre creduto che essere socialmente responsabili, condurre un’azienda eticamente, comporta la soddisfazione di entrambi soggetti. Con questo corso ne abbiamo avuto la conferma”.
Gaia Fancello, psicologa e membro del comitato scientifico dell’associazione Meraki, ha raccontato: “È stato un percorso, oltre che didattico, fatto anche di emozioni. I ragazzi, giorno dopo giorno, sono sbocciati: all’inizio erano titubanti, preoccupati e molti non sapevano cosa aspettarsi, ma comunque sempre pieni di sogni e speranza negli occhi. Adesso, mi sento di dire, che possono concretizzare un loro inserimento, attraverso il mondo del lavoro, nella comunità. Possono portare la loro storia, accogliendo anche quella del Paese dove ora vivono, per creare una rete di supporto reciproco”.
Grande soddisfazione anche da parte di Nicoletta Goso (‘Rimettere le ali’ – Borgo Ragazzi Don Bosco), che ha coordinato il progetto: “Questa idea nasce dalla collaborazione dell’intera società civile, per poter permettere a tanti ragazzi di aver un futuro e poter realizzare i propri sogni. Il nostro impegno comune è quello di permettergli di accedere ad un inserimento lavorativo, che è uno strumento di inclusione potente con cui i ragazzi possono restituire alla società civile tutto ciò che hanno appreso”. Omar e Yaya, due ragazzi che hanno partecipato al corso, hanno detto: “Siamo molto felici di aver fatto questo corso e aver imparato bene molte tecniche che potranno permetterci di lavorare qui in Italia”.