Parma, 14 lug. (askanews) – Sugli effetti del cambiamento climatico “la cittadinanza va coinvolta” e “i politici devono essere capaci di decisioni che sono fondate sempre più sulla tecnica e sempre meno sull’ideologia”. Lo ha detto il direttore del Dipartimento di scienze del sistema Terra e tecnologie per l’ambiente del Cnr, Fabio Trincardi, che alle “Giornate dell’acqua” organizzate a Parma dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e da Globe associazione nazionale per il clima, ha portato un esempio concreto che riguarda l’erosione delle coste a causa dell’innalzamento del livello del mare e al progressivo annegamento.
“La scienza non è in grado di prevenire dove e quando, ma lo scenario è uno scenario nel quale il Mediterraneo è uno degli hot spot del cambiamento climatico, si sta scaldando di più della media del pianeta, abbiamo già raggiunto il grado e mezzo al di sotto del quale vorremmo mantenere il pianeta per gli Accordi di Parigi – ha spiegato Trincardi -. Siamo da molti mesi in un’anomalia climatica, il primo chilometro dell’acqua del mare normalmente è al di sopra della cosiddetta media climatologica, quindi c’è più energia in giro. Gli eventi come l’alluvione in Romagna, come quello del fiume Misa di un anno prima o di Venezia del 2019 o come Vaia sono molteplici, ognuno ha una storia, una genesi e un innesco diverso ed è molto difficile una previsione specifica. Però sapendo che arriveranno possiamo preparare il territorio, ma in alcuni casi bisogna essere drastici nelle scelte da fare”.
“La cittadinanza va coinvolta, i politici devono essere capaci di decisioni che sono fondate sempre più sulla tecnica e sempre meno sull’ideologia e questo a volte è difficile anche per loro – ha aggiunto il direttore -. Il livello del mare si sta alzando e questo rende le coste più vulnerabili perché ci sarà un progressivo annegamento; lo scenario a fine secolo è un metro in più. In questo metro in più che porta in erosione tantissime aree costiere ci sono tantissime aree che dovranno essere abbandonate. Noi oggi andiamo rispondiamo all’innalzamento del livello del mare che c’è già stato andando a cercare sabbia in fondo al mare a 50 metri di profondità e la mettiamo sule spiagge per poter fare le stagioni ma ad un certo punto non ce ne sarà più. Dovremo dire: dove ci impegnano ingegneristicamente a mantenere una spiaggia e dove abbandoniamo al mare che si prenda il pezzo che si deve prendere fin dove deve entrare. Non è una scelta facile per nessuno, neanche per un politico, ma il mare lo farà, è una cosa ineluttabile, quindi o la governiamo o lasciamo che accada”.