Roma, 10 lug. (askanews) – Migliaia di manifestanti si sono riuniti a Tokyo, davanti all’ufficio del primo ministro Fumio Kishida, per manifestare contro il piano del Giappone di rilasciare in mare le acque reflue della centrale nucleare di Fukushima. Il rilascio, secondo i piani del governo, inizierà entro la fine dell’estate.
Oltre un milione di metri cubi d’acqua di falda, acqua piovana e acqua utilizzata per il raffreddamento si sono accumulati nella centrale nucleare, dove diversi reattori sono entrati in fusione dopo il più grave incidente atomico della storia dopo Chernobyl, nel 2011.
Ma Tokyo ha ottenuto il via libera dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) per un’operazione senza precedenti per le dimensioni che sta preoccupando, oltre ai giapponesi, anche
la Cina e altri paesi vicini che temono rischi per la salute, l’agricoltura e la pesca, base dell’economia locale.
“Rilasciare in mare le acque reflue della centrale nucleare è inimmaginabile – dice un uomo – voglio fermarlo a tutti i costi, ecco perché partecipo a questa manifestazione come cittadino”.
“Il rapporto dell’Aiea è davvero ambiguo e credo che l’acqua sia ancora lontana dall’essere sicura – commenta una donna – anche le autorità giapponesi per la sicurezza nucleare dicono che corrisponde agli standard di sicurezza, ma questo non significa che sia sicura”.
Il Giappone da mesi cerca di rassicurare l’opinione pubblica in patria e all’estero, con visite guidate all’impianto ed esperimenti in diretta streaming che mostrano la vita marina nell’acqua trattata, ma le proteste continuano.