Milano, 3 lug. (askanews) – Sono sempre più pesanti gli effetti della peronospora, la malattia della vite che a causa delle forti piogge di primavera sta attaccando diverse regioni italiane, con perdite previste in alcune zone per la prossima, imminente, campagna vendemmiale fino al 40%. Lo rileva l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) attraverso le interviste alle imprese del vino compiute sui diversi territori, da cui emerge anche che nelle aree poco colpite dalla peronospora si prevede invece una buona vendemmia.
Secondo l’Osservatorio, la più colpita è la viticultura biologica che, in alcune aree, risulta fortemente compromessa, mentre le regioni più danneggiate sono quelle della Dorsale adriatica, a partire da Abruzzo e Molise con perdite fino al 40%, ma anche molti areali di Marche, Basilicata e Puglia che si affacciano alla vendemmia, con cali previsti nell’ordine del 25-30%. Complicata la situazione anche in Umbria, Lazio e Sicilia, specie nel Trapanese, mentre in Romagna sono ancora da valutare gli effetti dell’alluvione, in particolare del fango nei vigneti.
“In generale la stagione pre-vendemmiale era partita bene un po’ ovunque, poi da maggio in avanti la situazione si è guastata” ha spiegato il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi, aggiungendo che “siamo passati repentinamente dal problema degli stock in eccesso (attualmente confermato con le Dop in eccedenza a +9% sullo scorso anno) a uno scenario di probabile importante riduzione dei volumi di raccolta previsti in diverse regioni”.
Questa la situazione in dettaglio delle principali regioni italiane tracciata dall’Osservatorio di Unione italiana vini. In Piemonte la situazione appare sotto controllo: siccità fra marzo e aprile, piogge nella norma, più oidio che peronospora. Per quanto riguarda la Lombardia, in Valtellina si registrano problematiche di peronospora su una produzione tendenzialmente abbondante: pressione su foglia e su grappolo, con cali mediamente del 5%. In Veneto pochi e localizzati attacchi grandinigeni, con perdite anche del 50%, ma la produzione attesa è per ora è molto abbondante. Nel Friuli-Venezia Giulia bene il Collio, e qualche problema a macchia di leopardo nel resto della regione, dove però i vigneti rimangono carichi.
La situazione in Emilia-Romagna appare per ora sotto controllo per quanto riguarda la peronospora, ma resta problematico il post-alluvione, sia in collina per l’accesso ai vigneti, sia per il fango in pianura. In Toscana a causa delle forti piogge di maggio, la peronospora è presente e si registrano difficoltà di accesso ai vigneti per i trattamenti: per ora si prevede una riduzione su una produzione che si annunciava comunque abbondante (in media 10% di infezioni), mentre sono stati riportati problemi anche di botrite e grandinate locali. Pressione molto forte in Umbria, con cali dal 10 al 15%, e punte del 30%: la produzione iniziale prevista era abbondante, quindi si dovrebbe arrivare a una raccolta nella norma.
Nelle Marche la situazione non è omogenea: in linea di massima è stata colpita di più la zona più prossima alla costa, ma le infezioni sono un po’ ovunque. È difficile quantificare la perdita ma sicuramente si profila un’annata di scarsa produzione (-20%), su una stagione ancora in ritardo nello sviluppo della fase fenologica rispetto al 2022. Nel Lazio la stagione era partita bene ma la pioggia di maggio ha innescato forti focolai, attorno al -25% di produzione prevista (su una partenza abbondante). La peronospora in Basilicata ha avuto un forte impatto sul Vulture e anche sui bianchi, e in alcuni areali le previsioni sono del -60%. In Abruzzo e Molise è piovuto costantemente dal 4 aprile e a causa della conformazione del terreno (colline e vallate) è stato difficile accedere agli appezzamenti per poter eseguire i trattamenti fitosanitari. La peronospora ha attaccato in forma abbastanza importante entrambe le regioni e si stima un calo di produzione del 30-40 % sulle uve convenzionali (50-60% in Molise), mentre si arriva anche al 70-80% sulle uve biologiche. Il danno maggiore sembra comunque subìto dalle varietà a bacca rossa, non trattate perché al momento dell’attacco erano ancora in fase primordiale, nelle zone collinari. Per tutta questa serie di situazioni, oggi le aziende produttrici hanno rallentato le vendite e qualcuna le ha addirittura fermate.
Per quanto riguarda la Puglia la peronospora si è diffusa sia a Nord (tendoni tasso a 50%) sia a Sud, su Malvasia, Negroamaro e Primitivo, con cali attesi del 25%. Infine in Sicilia la peronospora è diffusa soprattutto nel Trapanese: quelli che non hanno trattato a ciclo completo per questioni di costi stimano forti perdite, mentre le aziende strutturate avranno una buona vendemmia. Siamo attorno a un’incidenza del 10-15%.